E diventa un venerdì a livello di giornalismo sportivo nazionale tutto rivolto al tennis, dunque e meravigliosamente. Perché proprio una volta finito di descrivere le gesta l’avvento vincente di Musetti a Buenos Aires e le avventure a stelle e strisce di Matteo Arnaldi, in attesa dei maschietti e del sorteggio che tra i tantissimi campioni rifletterà il ritorno in campo di Re Sinner il vento extralusso di Doha spira già tricolore: Errani e Paolini l’hanno fatto ancora, ennesimo gioiello al Bel Paese di un doppio che ha fatto, fa e continuerà a far sognare il popolo azzurro per tanto tempo. Sara e Jasmine conquistano la finale del doppio femminile, la nona della loro carriera assieme. Lo fanno con una straordinaria rimonta, battendo non proprio due qualsiasi, bensì avversarie come Mirra Andreeva e Diana Shnaider. Una semifinale come anticipato partita male col primo set perso 6-4; poi la rimonta prima pareggiando la contesa al tiebreak del secondo, poi mostrando classe, pasta, esperienza e soprattutto artigli nel 11-9 decisivo, che chiude la semifinale e spedisce le azzurre, sempre più cocktail di completezza, la prima di questa stagione. Affronteranno la temibile coppia dell’est, quella composta da Jiang e Wu. Ma non possono aver paura. Perché sono squadra vera, verissima. E non solo per quel cocktail e le sue sfumature descritte nelle precedenti righe, ma soprattutto perché Sara e Jasmine nelle loro corde hanno partorito nel duetto qualcosa che s’è veramente visto raramente: ad un passo dal baratro, non muoiono mai. Si salvano di un pelo, sempre. E non sarà mica un caso se anche stavolta sono riuscite a resistere e ribaltare tre match point decisivi, nel corso dei primi due set. Tennisticamente immortali. Straordinarie, orgoglio azzurro.
