Un punto che alla fine diventa quasi un’oasi del deserto. In un pomeriggio che tutto doveva esser ma non diventar tale. Il Frosinone riacciuffa la Reggiana all’ultimo respiro: finisce 1-1 allo Stirpe, timbra Koutsoupias su corner in pieno recupero pareggiando Sersanti, che al tramonto della prima frazione portava avanti gli emiliani capitalizzando al massimo la clamorosa ingenuità di Lusuardi. Un punto che oggigiorno cambia ben poco. La speranza che alla fine possa miracolosamente far la differenza è l’unico aspetto a cui il club giallazzurro possa aggrapparsi per provar timidamente a sorridere. Oggi si doveva vincere. Punto. Senza se e senza ma. S’affrontava, da penultima della classe, un avversario da risucchiare quantomeno in zona playout: uno scontro diretto a tutti gli effetti. Sul calendario, da Greco e società, fissato col rosso. E quindi diventa ancor più incomprensibile, contestabile e duramente attaccabile l’approccio alla gara. Un Frosinone lento, compassato e colpevolmente superficiale. Nonostante una classifica del genere, l’importanza della gara e la necessità di portarsi a casa l’intera posta in palio. Considerando che parliamo di una squadra che non vince dal 2024. Tante le prestazioni negative, da Lusuardi al solito Darboe; davanti non pungono nemmeno Ambrosino e Kvernadze, appoggi sbagliati e particolarmente evanescenti. Una squadra incapace di tirare in porta per settanta minuti, fischi giusti, leciti. Prestazione, francamente, a tratti imbarazzante. E manca personalità ad una squadra che a questo punto sorprendentemente accontenterà Biraschi direzione Svizzera. Alla fine la reazione e quantomeno un punto. Finisce un punto che scontenta tutti. Ed il Frosinone resta laggiù: ancora vivo, forse, ma pur sempre penultimo.


