Planetario Mbappé: tris e standing ovation, così si prese il Bernabeu. Guardiola e Man City, fine ciclo?
Sport
20 Febbraio 2025
Planetario Mbappé: tris e standing ovation, così si prese il Bernabeu. Guardiola e Man City, fine ciclo?

Adesso sì. Atterrato a tutti gli effetti al Bernabeu. Che finalmente lo omaggia, lo tributa, lo consacra. Come si deve. Una standing ovation di uno dei templi, se non del tempio per eccellenza, più importante del calcio europeo. Mbappé has landed. Period. Come direbbero oltremanica. Pure a Madrid. Da anni uno dei calciatori più forti del mondo. L’ultimo tassello tanto sognato da Florentino Perez per riallestire la versione moderna dei Galacticos, per quell’arco stellare là davanti, l’ultima freccia a completare quel tridente stellare degli ultimi anni, tra la coppia verdeoro composto da Vinicius e Rodrygo e naturalmente Jude Bellingham. Una freccia potentissima. Un tornado che ieri s’è abbattuto sul Manchester City. Il mondo madridista aspettava che fosse proprio Mbappé a decidere in toto una sfida di queste proporzioni: un duello, l’ennesimo e stavolta scherzi del destino soltanto ai sedicesimi, già spianato all’andata ma totalmente scritto, chiuso e deciso dall’uragano transalpino nella notte del Bernabeu, quella di ieri. Partito forse più lentamente del previsto (macigno di pressione, ndr) ma, come per stessa ammissione di Bellingham, adesso sta “letteralmente volando”. Adesso completa, adesso eleva. Tutti gli altri. Tre gol straordinari, completi, in cui esce tutto il suo bagaglio tecnico: potenza e classe, allo stato puro. Ed a contesa archiviata, l’assist di quel sopracciglio che ne ha viste, eccome. E che sa quanto e come intervenire, pur nelle piccolezze che poi diventano meravigliose: lo fa uscire e tutto il Bernabeu gli tributa una delle sue rare standing ovation, quel tempio e quei palati che lo fanno solo per i campionissimi. Assist d’Ancelotti che Mbappé raccoglie al bacio: apprezza, ricambia, sorride. Quel che sognava diventato realtà: adesso sì, s’è preso il Bernabeu. Dall’altra parte in casa Manchester City aria di fine ciclo, una gara compromessa all’andata tra mille ingenuità di un team che sta cambiando volto, eccome. E che già ha provato a farlo a gennaio. Andranno via KDB e Gundogan, probabilmente. Vecchi senatori, come quel Walker già sceso a Milano. Guardiola ammette, si complimenta con la squadra più forte (dopo tanti anni di straordinari duelli alla pari, stavolta non poteva essere altrimenti) e guarda avanti. Verso questo finale di stagione. Ma le sue dichiarazioni, proprio l’ammissione di concreto fine ciclo, restano sibilline: ha recentemente rinnovato fino al 2027, ma sarà lui a riaprire quello successivo?