Ed è una Lazio clamorosamente superficiale quella che avvia un percorso di partite cruciali con quattro trasferte in fila che proprio oggi presentava sulla carta quella più abbordabile e senz’altro da non sbagliare. I biancocelesti lasciano due punti fondamentali sul campo di Venezia: zero a zero nella laguna del Penzo. Reti inviolate che significano brusco arresto in direzione Champions, o meglio quel sogno chiamato Champions: pur per un gruppo verissimo come quello ricostruito quest’anno da Baroni per il quale abbiamo spesso tessuto grandi lodi, resta inammissibile interpretare gare del genere in questa maniera. Se vuoi sognare traguardi del genere, devi esser pronto a mangiar campo e sbranare avversari come chi, con ogni probabilità, fra tre mesi abbandonerà la categoria. E col quinto posto per le italiane ormai utopia, diventa difficile ipotizzar d’arrivar davanti sia a Juventus che Milan se si interpretano gare in questa maniera. Puoi non esser brillante, ma devi portarla a casa. Con grinta e con ancora. Lazio in ombra, invece; a dir poco, clamorosamente superficiale e a tratti colpevolmente svogliata. Ai punti meriterebbero di più i lagunari, per le grandi occasioni create nel secondo tempo: i rimpianti, pensate, alla fine sono più per Di Francesco. Dia si divora una palla gol incredibile in avvio, che resta però l’unica grossa chance biancoceleste. Pesa l’assenza di motor Rovella in mediana; i vari Noslin e Pedro non incidono, così come Isaksen e Zaccagni. La Lazio resta momentaneamente al quarto posto, ma domani la Juve può sorpassare a Cagliari. Nell’altro anticipo del sabato alle 15 colpo resurrezione per Parma che vince il derby d’Emilia: 2-0 al Bologna d’Italiano. Apre Bonny e chiude Sohm: debutto da sogno per Chivu.