Un finale folle. Altro che thriller, fantascienza. Senz’altro fortemente sconsigliato ai deboli di cuore. La Lazio fa il colpo grosso, senz’altro mediatico, torna a sbancare la Scala del calcio italiano, il Meazza, ma ha colpevolmente rischiato di buttar all’aria clamorosamente la stessa grande vittoria sul più bello. Decide Pedro all’ultimo respiro, dal dischetto, dopo confronto Var, dopo Manganiello al monitor, rigore da campione infinito e freddissimo tra i fischi di San Siro, spiazzato Maignan da quegli undici metri che sanciscono la definitiva caduta libera del Milan che adesso mina eccome pur la posizione dopo soli due mesi dal suo insediamento di Sergio Conceicao. Che proprio in un clima surreale, coi recenti risultati che hanno esasperato la contestazione d’una Curva entrata per protesta soltanto al quarto d’ora e che invoca la testa di patron Cardinale, sbaglia ancora scelte e chiude meritatamente sotto il primo tempo per vantaggio Lazio timbrato Zaccagni. Nel secondo tempo reazione Milan, di nervi e d’onda d’urto, d’assalto. La Lazio riparte ed a metà ripresa pesca l‘espulsione di Pavlovic. Dovrebbe chiuderla, ma condizionale colpevolmente d’obbligo ed il Milan vanta a sorpresa reazione d’orgoglio e grosso sussulto. In 10 sembra la Lazio coi rossoneri clamorosamente indiavolati che attaccano a spron battuto: Leao pesca il jolly al tramonto, pareggerebbe Chukwueze. Incredibile. Volti attoniti in casa Lazio, sembrerebbe sciupato tutto colpevolmente sul più bello. E invece il Milan con l’uomo in meno mantiene il tutto per tutto offensivo e concede ripartenze, l’ultima delle quali fatalissima con Maignan che frana addosso ad Isaksen. Il resto è storia, descritta in apertura d’articolo: 2-1 Lazio. Colpo grosso e recuperati evidentemente i punti persi a Venezia, scavalcata momentaneamente la Juve e lanciato testa a testa Champions come nel vecchio Far West. Domani bianconeri col Verona, per tornare in sella. Dall’altra parte invece, quella rossonera, volti attoniti: terza sconfitta consecutiva, scavalcati persino dalla Roma di Ranieri, caduta senza freni e sprofondo più totale. Un giorno di break, società silenziosamente riflettente: in tutta questa follia salta pure Conceicao? 24/48 ore, poi la verità.

