Alziamoci tutti in piedi. Perché nell’evoluzione del ciclismo siamo di fronte ad uno dei più grandi della storia di questo sport. Perché sono momenti unici, epici, sublimi quelli che ribaltano e descrivono la storia dei più grandi. E già, li trasmettono proprio ad essa stessa, la storia. E questa edizione della Strade Bianche, per l’esattezza la 19°, rischia d’aver cambiato per sempre la definizione e la dimensione in leggendaria di Pogacar: vince ancora la kermesse, lo fa per la terza volta in carriera, cala il tris dopo l’ edizione 2022 e quella precedente, la 2024. Ma è come lo fa, che ne cambia dimensione. Il campione del mondo lascia tutti sbigottiti, forse attoniti, quando a cinquanta chilometri dall’arrivo commette più che una sbavatura una rilevante ingenuità per uno come lui, scivolando e cadendo rovinosamente nei rovi; una gara che sarebbe finita per tutti, proprio per tutti, ma non per lui; perché lì in quel momento non esce il campione bensì la leggenda, si rialza ferito e sanguinante ma cambia bici e riparte più forte di prima, sa che ha una montagna da scalare ma pian piano incrementa, calibra e costruisce la remuntada su Pidcock che si materializza a 18 chilometri dal termine per l’esattezza all’altezza di Colle Pinzuto, sorpassa e viaggia, volata finale fino a Piazza del Campo, braccia al cielo e tutti a bocca aperta. Applausi, emozione: finale e vittoria epica, pure l’Italia s’è resa conto d’esser davanti ad un fenomeno. Un successo che per com’è arrivato lo consegna alla leggenda, in una gara stellare in quanto a 40.7 km/h supera l’edizione 2023 come quella più veloce di sempre, edizione di Strade Bianche. E stavolta è la prima volta che un campione del mondo in carica si impone. E nella maniera più folle e meravigliosamente impensabile. Pogacar infinito, leggendario. E la Slovenia si gode e omaggia il suo campionissimo. Con questo successo tra l’altro raggiunge Cancellara come il più vincente della competizione: tre successi a testa, adesso anche lui avrà uno sterrato dedicato.

