ROMA – Ci sara’ un nuovo processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa il primo giugno 2001. Lo hanno deciso i giudici di Cassazione accogliendo l’istanza della Procura generale della Corte d’Appello di Roma. Dunque, si terra’ un appello bis per Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il figlio Marco e la moglie Annamaria, imputati per l’omicidio della 18enne. Gli “ermellini” della prima sezione penale, con la decisione di oggi hanno annullato con rinvio per nuovo giudizio la sentenza della Corte d’appello di Roma del 12 luglio 2024, che aveva confermato la sentenza della Corte di Assise di Cassino, emessa il15 luglio del 2022, di assoluzione degli imputati.
Nel corso della requisitoria, la Procuratrice generale aveva sollecitato l’annullamento della sentenza d’appello, chiedendo un appello bis: “Siamo di fronte a una sentenza di appello affetta da plurime violazioni, erronee applicazioni della legge penale sostanziale e violazioni di norme processuali”, e per questo “merita di essere annullata”, ha puntualizzato la Pg. Di parere opposto, invece, i difensori della famiglia Mottola, Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe e Mauro Marsella, che invece avevano chiesto che il ricorso venisse rigettato.
La decisione e’ stata accolta con soddisfazione da parte della famiglia di Serena Mollicone. “Non posso che pensare oggi a mio padre e a mia sorella – ha commentato Consuelo Mollicone, sorella di Serena -. Noi confidiamo nella giustizia, speriamo che ci sia un seguito proprio per avere la verita’ sulla morte di mia sorella, che aspettiamo da 24 anni”. Con la decisione della Cassazione “si apre una possibilita’ per noi familiari e per la comunita’ intera – sono state le parole di Antonio, zio della vittima -. Siamo contenti proprio per questo senso di apertura alla ricerca ancora della verita’. A noi non interessa un capro espiatorio, ma i responsabili. Non un capro espiatorio, sono 24 anni che aspettiamo. La verita’ la andiamo a cercare in ogni parte del mondo, ormai quello che ci resta da fare e’ questo e lo faremo volentieri”, ha concluso.
“Siamo veramente soddisfatti, oggi e’ il primo passo verso la giustizia che la famiglia Mollicone sta attendendo ormai da 24 anni – ha sostenuto l’avvocato di parte civile Anthony Iafrate dello Studio Salera, che da anni segue Consuelo Mollicone -. Non e’ ancora una vittoria perche’ stiamo parlando di una ragazza che e’ stata brutalmente uccisa questo e’ solo un nuovo inizio perche’ la Cassazione ha detto che sara’ celebrato un nuovo processo. Certamente per noi e’ un punto di svolta importante perche’ se la Cassazione avesse rigettato il ricorso per noi oggi sarebbe stato un caso chiuso”, ha concluso.
“Aspettiamo le motivazioni della sentenza, ci sono comunque degli elementi a discarico dei Mottola che non potranno mai essere messi in discussione anche all’esito di un altro dibattimento”, ha riferito invece l’avvocato Mauro Marsella.
Si apre quindi un nuovo capitolo del processo per l’omicidio di Serena Mollicone, morta in circostanze ancora misteriose. L’Agenzia Nova ricostruisce i fatti. La ragazza aveva 18 anni quando il suo corpo venne trovato imbavagliato e legato mani e piedi dietro la schiena in un bosco in zona Fontana Cupa localita’ Anitrella nel comune di San Giovanni Campano, ad alcune decine di chilometri da Arce dove la ragazza abitava con il padre Guglielmo e la sorella Consuelo. La studentessa era scomparsa il primo giugno quando sarebbe dovuta andare a scuola a Sora dove nessuno la vide arrivare. A centinaia la cercarono per tre giorni e a coordinare le ricerche fu proprio il comandante della stazione dei carabinieri: il maresciallo Franco Mottola. Tre giorni dopo la scomparsa il corpo venne ritrovato senza vita.
L’autopsia, eseguita dalla dottoressa Antonella Conticelli, stabilira’ che ad uccidere la 18enne non fu il colpo che le era stato inflitto sull’arcata sopracciliare sinistra, quanto il soffocamento dovuto al sacchetto di plastica che le era stato messo in testa, e stretto al collo, credendola morta. Il primo a finire sotto la lente degli investigatori e sotto processo, fu un carrozziere di Arce, Carmine Belli, assolto anche in Cassazione.
Una vicenda che sembrava ormai destinata all’oblio ma dieci anni dopo, grazie all’insistenza del padre della vittima, Guglielmo Mollicone, venne aperto una nuova indagine alimentata anche dalle dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi che, all’epoca dei fatti, prestava servizio nella caserma di Arce e svolgeva il ruolo di piantone del presidio militare. Tuzi sostenne, a fasi alterne prima di morire suicida, che dieci anni prima aveva visto la ragazza, o comunque una che le somigliava, entrare in caserma la mattina della scomparsa e terminare il suo turno di lavoro senza vederla uscire. Si arrivo’ quindi all’alloggio della famiglia Mottola e in particolare ad un segno sulla porta del locale di fianco.
Gli investigatori ricondurranno quel segno, con la ferita trovata sull’occhio sinistro della ragazza, ipotizzando che Serena era stata scagliata con forza contro la porta durante una lite, verosimilmente, da Franco Mottola e poi creduta morta. Dopo diversi rischi di chiusura e archiviazioni delle indagini svolte dalla procura di Cassino, si e’ arrivati a un rinvio a Giudizio e a un nuovo processo che vedeva i Mottola imputati per concorso in omicidio.
Guglielmo Mollicone e’ morto, ucciso da un malore, poco prima che iniziasse il processo in primo grado che vedeva come imputati anche i due carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Tutti erano stati assolti a Cassino e anche nel luglio del 2024, nel primo giudizio di secondo grado in Appello a Roma, nonostante la procura generale avesse sollecitato una pena a 24 anni per Franco Mottola e a 22 anni ciascuno per la moglie e il figlio.

