
di Diego Galli
VITERBO – Dopo aver interpellato la politica, da destra a sinistra, torniamo ancora una volta a riflettere sul possibile futuro e sulle enormi potenzialità della ex sede della Banca d’Italia di Via Marconi grazie ai rappresentanti di vari enti locali.
Ancora una volta, lo scopo resta quello di mantenere accesi i riflettori sul centro storico di Viterbo. Quello che emerge dalle dichiarazioni raccolte, infatti, è che la necessità collettiva sia quella di permettere alla città di riappropriarsi del suo “cuore”, troppo spesso protagonista di episodi di violenza, degrado e abbandono. Problematiche che, come affermato da quasi tutti i nostri intervistati, potrebbero essere legate a un generale spopolamento che da ormai vari anni ha caratterizzato il centro storico della Città dei papi.
Andrea De Simone (Segretario Confartigianato imprese): “Sede per nuova facoltà Unitus di Medicina e Scienze Infermieristiche”
“Considerata la volontà di BankItalia di cedere l’immobile di via Marconi, non vedo altra soluzione che quella dell’acquisto da parte di un ente pubblico. Si tratta, infatti, di un patrimonio di grande valore che fa parte della storia di questa città, le soluzioni anche in termini di sostenibilità economica per una pubblica amministrazione in questo caso non dovrebbero essere impossibili. Penso che la struttura potrebbe divenire sede di tutti gli uffici comunali, concentrati in un’unica struttura in pieno centro, musealizzando al tempo stesso Palazzo dei Priori ed eliminando i costosi affitti che il Comune paga per sedi distaccate. Ma perché non pensate anche alla possibile sede di una nuova facoltà dell’Unitus? Penso, per esempio, a medicina e scienze infermieristiche. Una soluzione che avvierebbe una nuova stagione di Viterbo città universitaria, con ricadute positive socioeconomiche per tutto il centro”.
Gianpaolo Serone (Socio fondatore ArcheoAres): “Uffici pubblici o università, bisogna riportare persone in centro”
“La ex sede della Banca d’Italia andrebbe utilizzata per realizzare qualcosa che possa portare gente nel centro storico di Viterbo. Non credo sia la sede ideale per un museo, ma la vedrei perfetta per ospitare degli uffici pubblici, come quelli comunali periferici che attualmente si trovano sparpagliati fuori dal centro storico. Questo permettere di trasferire lì un numero importante di persone che vivrebbe giornalmente il centro della città e che potrebbe usufruire dei vari esercizi commerciali e di ristorazione presenti. Si può riflettere anche su altre possibilità, come l’Università, o anche altri enti pubblici, ma lo scopo primario dovrebbe restare quello di portare linfa vitale al centro e al commercio locale, attraverso un numero importante di dipendenti, studenti e simili e la ex sede della Banca d’Italia è un immobile che potrebbe ospitare centinaia di persone ogni giorno”.
Andrea Belli (Presidente Unindustria Viterbo): “Operazione difficile, ma una struttura ricettiva di alto livello non guasterebbe”
“Per me il palazzo ha un fascino incredibile, ma vedo impossibile un intervento pubblico per l’entità dei costi sia di acquisto e sia successivamente della ristrutturazione per adeguarlo agli standard attuali. Per quanto riguarda investimenti privati, per ora Viterbo non è molto attrattiva , ma siccome sognare non costa niente, in una futura città capace di attrarre turisti, in maniera ancora maggiore dell’attuale situazione, una struttura ricettiva di rilievo non guasterebbe. In alternativa l’Università potrebbe aprire nuovi corsi di laurea e magari pensare di usare i locali dell’ex Banca d’Italia”
Sergio Saggini (Presidente Ance Viterbo): “Pensare a soluzioni come diritti di uso o leasing, le parti interessate devono ragionare insieme”
“Riguardo la Banca d’Italia penso che, a prescindere dal vincolo storico, sarebbe una scelta scellerata pensare a parcheggi o centri commerciali, come ventilato da alcuni. Penso che sia una struttura che debba necessariamente diventare sede di uffici pubblici perché anche dal ritorno in centro degli uffici passa la rinascita. Potrebbero essere del Comune, di forze dell’ordine, di enti o associazioni o ordini professionali. Il vero problema rimane il costo e ci sono numerosi esempi in Italia di strutture che sono a bilancio di enti a prezzi fuori mercato e per questo non vendibili. Penso che nella trattativa tra due enti pubblici si debbano mettere da parte i vincoli di bilancio e trovare soluzioni come diritti di uso o leasing o altri strumenti che possano consentire prezzi accettabili per l’ente che compra senza creare problemi al bilancio di chi ‘vende’”.
Il Rettore dell’Università degli Studi della Tuscia, Stefano Ubertini, più volte da noi interpellato, preferisce “non commentare“. Un silenzio pesante, tuttavia (dovuto, apparentemente, all’impossibilità fisica del Rettore, sopraggiunta per numerosi impegni) che lascia un profondo vuoto dopo le numerose proposte avanzate da tutti le altre autorevoli e altrettanto impegnate personalità, che invece si sono messe in gioco per presentare dei ragionamenti e aiutarci a rivitalizzare la questione.
Volendo tirare un bilancio tra le più recenti dichiarazioni raccolte, sommandole anche a quelle politiche, il risultato – sicuramente scontato – è che non bisogna gettare la spugna. Un dialogo tra le istituzioni e Banca d’Italia per giungere a un recupero della “fortezza di Via Marconi” è la soluzione che la maggior parte degli intervistati hanno preso in considerazione. Nonostante il progetto possa sembrare apparentemente faraonico, parlando di vari milioni di euro, i 10 anni di disuso dell’edificio da parte dei suoi attuali proprietari potrebbe essere un segnale interessante, in quanto i costi di manutenzione restano attivi e BankItalia non ha mai smesso di occuparsi della ex filiale sita a Viterbo.
Restano ovviamente dei problemi, come i costi di un’eventuale ristrutturazione al seguito di un acquisto (o leasing, come suggerito). Tuttavia, come fatto notare da più parti interpellate, Regione e Governo sono soliti “premiare” i progetti più interessanti e i bandi di certo non mancano, come già dimostrato dalla grande ondata di milioni di euro che ha colpito la Tuscia in questi ultimi due anni, tra questi i fondi messi a disposizione per il corrente anno giubilare.
Mantenere alta l’attenzione sulla ex Banca d’Italia resta un imperativo per l’amministrazione che vorrà occuparsi del centro storico e della sua rivitalizzazione e anche il ruolo di mero “promotore” tra parti private potrebbe essere un quid interessante per il futuro del cuore della Città dei papi, che ambisce a divenire Capitale Europa della Cultura e meta prediletta per il turismo storico-culturale.