ROMA – 51 anni dopo. Sorrisoni, lassù. Il Bologna torna nell’olimpo del calcio italiano, come nel 74, come Bulgarelli, come Beppe Savoldi. Riecheggiano le note di Dalla e Cremonini sotto il cielo Capitale. Davanti a Cesare stesso, davanti a leggende come Baggio e Signori.

GLORIA La Coppa Italia Frecciarossa 24/25 è strameritamente felsinea. Italiano scaccia la maledizione finali. Tripudio di bandiere rossoblu in Curva Nord: generazioni che hanno fatto chilometri, invaso la Capitale, sognando di viver gli antichi fasti di padri, zii, nonni.

FALLIMENTO Decide Ndoye in piena ripresa, quel che basta per l’uno a zero finale. Quel che basta, già, per il deserto narrato dall’altra parte: il calcio è altra cosa, Scaroni e Conceicao. Pochezza disarmante. Il Milan non riesce a costruir praticamente nulla, il Bologna resiste, gioca col cronometro e alla fine delirio. Strameritato.

DESERTO DEI TARTARI Dall’altra parte volti attoniti. Increduli. Passivi, sguardi nel vuoto. Sgomento rossonero. Silenzio assordante. Coppa che va via, Conceicao pure.