VITERBO – La Tuscia, culla di storia e cultura millenaria, oggi si trova a fare i conti con un nemico silenzioso e pervasivo: la denatalità. Un fenomeno che sta ridisegnando il volto di questa provincia, trasformando lentamente ma inesorabilmente il suo tessuto sociale, economico e culturale.
Il calo demografico: una tendenza costante
Da anni la provincia di Viterbo registra un calo costante delle nascite. Secondo i dati Istat, il numero di nuovi nati è ai minimi storici, mentre l’età media della popolazione continua ad aumentare. I numeri parlano chiaro: in molti comuni della Tuscia nascono pochissimi bambini ogni anno, spesso meno di dieci. Alcuni borghi, già colpiti dallo spopolamento, rischiano di diventare veri e propri paesi fantasma.
OpenPolis ha recentemente sottolineato come in nove comuni su dieci, a livello nazionale, il tasso di natalità sia inferiore alla media europea. La Tuscia non fa eccezione, e in alcuni centri la situazione è persino più grave. L’indice di ricambio generazionale è ben lontano dal livello necessario per garantire un equilibrio demografico.
Piccoli comuni in sofferenza
Nel territorio viterbese, i segnali della crisi si vedono soprattutto nei piccoli centri. Le scuole chiudono per mancanza di alunni, gli asili nido faticano a restare aperti, i servizi essenziali vengono ridimensionati. In questi contesti, la denatalità non è solo un dato statistico: è una ferita profonda che mina la coesione sociale e il futuro delle comunità.
Perché non si fanno più figli?
Le ragioni sono molteplici. Giovani che emigrano per cercare lavoro altrove, precarietà occupazionale, mancanza di servizi per l’infanzia e difficoltà a conciliare famiglia e carriera. A ciò si aggiunge un clima di incertezza economica che spinge molte coppie a rimandare – o rinunciare – alla genitorialità.
Secondo OpenPolis, in Italia il numero medio di figli per donna si aggira intorno a 1,2: un dato che riflette una crisi strutturale e non solo congiunturale. Nella Tuscia, le difficoltà si amplificano in aree interne o rurali dove mancano opportunità lavorative e servizi adeguati.
Un territorio che rischia il declino
La denatalità è una bomba a orologeria che rischia di compromettere il futuro stesso del territorio. Un’economia basata su agricoltura, turismo e piccoli commerci fatica a reggere l’invecchiamento della popolazione e la fuga dei giovani. Se non si invertirà la tendenza, nei prossimi decenni molte comunità rischieranno l’estinzione sociale, ben prima che geografica.
Serve una politica per le famiglie
Affrontare la crisi demografica nella Tuscia richiede politiche coraggiose: incentivi alla natalità, sostegno alla genitorialità, asili nido accessibili, smart working nelle aree interne, investimenti nei servizi pubblici e nel diritto alla casa. Serve un patto tra istituzioni, imprese e cittadini per rendere il territorio attrattivo e capace di trattenere (e far tornare) i giovani.
La natalità non è solo una questione privata: è una sfida collettiva. Salvare la Tuscia significa creare le condizioni perché nuove generazioni possano nascere, crescere e restare in questa terra. Prima che sia troppo tardi.

