
BERGAMO – Clamoroso a Bergamo. L’Atalanta ha appena e definitivamente eletto il fatidico nuovo allenatore, che succederà a nove eterni anni d’egemonia Gasperini. Non un eredità leggerissima, al Gewiss. Bene. Il nome cattura. Cattura clamore e stupore, sostanzialmente grosso scetticismo. Perché non sarà Motta, che sembrava pronto a tornare in carreggiata, a caccia di rilancio. Quel Motta contattato e che aveva visto Bergamo come piazza perfetta per ripartire post Juve. Dopo una settimana di casting, contatti, profili e candidature sul piatto, alla fine Percassi e D’Amico hanno varato la scelta definitiva. Si tratta del primissimo allievo del Gasp, il suo storico capitano ai tempi del Genoa, che divenne assistente e secondo: Ivan Juric. All’insegna della continuità. Il feeling nella giornata del giovedì, la fumata bianca, l’ultima notte per sciogliere ogni dubbio, la chiamata decisiva del venerdì mattina: “vieni in sede, abbiamo scelto te”. Buon lavoro a cavallo tra Verona e Torino prima dei disastri tra Roma e Southampton: piazza avversa, delusa. Sarà comunque ridimensionamento, forse soltanto Juric poteva accettar un’estate di partenze illustri: senz’altro Ederson e Lookman, chissà se pure Retegui. Ma per quanto costruito, intrigava un’Atalanta diversa. Invece s’è scelta la stessa idea, e per giunta col nome che per premesse non poteva che stuzzicar di meno. Scetticismo. E contestazione, come manifestano sui social tanti tifosi nerazzurri col #NoJuric. Ma come sempre, anche in questo caso, il tempo narrerà.