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    Cronaca
    21 Giugno 2025
    Consiglio di Stato: no alla sospensione del commissariamento dell’ACI, resta aperta la questione di merito
    Accolto l'appello proposto dall'ex presidente Sticchi Damiani

    Con l’ordinanza n. 2254/2025, pubblicata il 20 giugno, la Terza Sezione del Consiglio di Stato ha respinto l’istanza cautelare presentata dall’ingegnere Angelo Sticchi Damiani contro il decreto del 21 febbraio 2025, con cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri lo aveva dichiarato decaduto dalla carica di Presidente dell’Automobile Club d’Italia (ACI), nominando contestualmente il generale Tullio Del Sette come Commissario straordinario dell’Ente.

    A differenza del TAR Lazio che, nella precedente ordinanza, aveva ritenuto infondate le ragioni del ricorso, il Consiglio di Stato ha scelto di non pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento, ma ha ritenuto di non sospendere l’efficacia del decreto di commissariamento. I giudici di Palazzo Spada hanno riconosciuto l’interesse di Sticchi Damiani a concludere il proprio mandato, ma hanno ritenuto prevalente, in questa fase, l’interesse pubblico alla continuità amministrativa garantita dalla gestione commissariale già in atto.

    Il Consiglio di Stato ha quindi optato per un bilanciamento degli interessi, privilegiando la stabilità e l’operatività dell’Ente rispetto alla tutela dell’interesse individuale dell’ex presidente.

    Resta tuttavia aperta la questione di merito, che sarà oggetto del giudizio davanti al TAR Lazio. Come si legge in una nota stampa, sarà in quella sede che si dovrà stabilire la legittimità o meno del commissariamento, in particolare alla luce del fatto che Sticchi Damiani era stato rieletto nell’ottobre 2024 con oltre il 90% dei consensi dall’Assemblea, nonostante una norma del 1978 vieti la terza conferma negli incarichi di vertice degli enti pubblici.

    Secondo l’ex presidente, tale norma non sarebbe applicabile all’ACI, vista la natura elettiva dell’incarico e l’intervento di una successiva legge del 1999 che, per le Federazioni Sportive come l’ACI, consente un quarto mandato, purché sostenuto da un ampio consenso, come nel suo caso. In passato, si sottolinea, un altro presidente fu eletto cinque volte senza contestazioni.

    Proprio a causa di queste interpretazioni normative divergenti, il Consiglio di Stato ha ritenuto di non entrare nel merito della legittimità del decreto, lasciando tale valutazione al TAR, che si pronuncerà nei prossimi mesi.