ANAGNI – Da luogo sacro a fucina d’arte. Dimenticata dai riti ma non dalla memoria: la chiesa sconsacrata della Madonna del Popolo ad Anagni è pronta a vivere una seconda vita: non sarà più tempio di preghiera ma di bellezza. Attraverso Jacopo Cardillo, in arte Jago, lo scultore che ha fatto della materia un linguaggio.
A credere per primo in questa metamorfosi è stato il vescovo di Frosinone e Anagni, Ambrogio Spreafico: ha scelto di concedere a titolo gratuito l’antica chiesa a Jago per farne un laboratorio d’arte, uno spazio di creazione, esposizione e rinascita.

Oggi l’annuncio ufficiale, nella sede del vescovado di Anagni: con monsignor Spreafico e Jago a spiegare il progetto. “Questo progetto nasce – spiega il vescovo Spreafico – da un incontro casuale con Jago in un convegno alla Sala della Ragione ad Anagni. Lì ho scoperto in lui non solo il valore di ciò che scolpisce ma di ciò che potevamo fare insieme per Anagni, replicando ciò che ha già fatto a Napoli. Un luogo non solo per creare ma anche educativo. Partendo da una chiesa chiusa ormai da anni, abbiamo pensato che si potesse creare un segno della sua presenza in questa città, prendendo il valore che aveva questa città per riproporlo”.

Per monsignor Spreafico “l’espressione artistica di Jago credo possa essere un segno anche per il futuro di Anagni. Come già accaduto nel cuore del Rione Sanità a Napoli, anche qui l’arte proverà a riattivare un tessuto urbano e sociale, a riscrivere il rapporto tra le persone e il luogo che abitano”.
Maglietta e jeans neri, Jago spiega “Sono felice di tornare a casa. Mia mamma mi dice sempre che oggi la mia dimensione è nel mondo ma prima o poi sarei tornato a casa Aveva ragione. C’è il bisogno di misurarsi con il mondo e poi torni a casa e scopri che quella bellezza che cercavi altrove ce l’avevi a portata di mano”.

Lo scultore spiega che la chiesa sconsacrata sarà laboratorio per la creazione delle nuove opere di Jago “e quando saranno in numero sufficiente ci sarà la loro musealizzazione creando un circuito che coinvolga la città”. Esorta il territorio a fare squadra perché “Nessuno fa niente da solo: bisogna sempre circondarsi di persone migliori di sé ed è quello che ho fatto”.
Il vescovo evidenzia “l’importanza della differenza in questi particolare momento storico, nel quale tutto sembra normale compreso la guerra”. Jago conferma e dice “Talvolta, come i musicisti sul Titanic noi artisti continuiamo a suonare. Ma il fatto che continui ad occuparti del bello non significa che stai ignorando ciò di drammatico che avviene attorno. Significa che stai creando con la bellezza un contraltare a ciò di brutto che accade”.


