MILANO – Una delle priorità del mercato del nuovo Milan di Massimiliano Allegri è senz’altro consegnare al tecnico livornese quella colonna, quel tassello, quel perno e fulcro chiave del centrocampo del presente e del futuro rossonero che possa far da ago in mezzo al campo, davanti alla difesa. S’è parlato di Jashari, candidatura svizzera spuntata nei giorni passati, ma alla fine la prima scelta di questa specifica casella tecnicamente descritta è sempre stato Samuele Ricci. Da gennaio. Forse dalla passata stagione. Capitan Torino è sempre stato visto come l’ideale. Intanto metter dentro lui, strutturale, scheletro, poi ramificare intorno: importanza capillare, meditata da Furlani e Moncada già nei mesi scorsi, diventata imperativo per Tare ai giorni d’oggi. Anche per restituire un minimo di italianità alla Tonali alla mediana rossonera, desiderio Max. E quindi nella giornata del mercoledì è partito quello che sembra l’affondo fatidico: 22 milioni più tre di bonus per una cifra sui 25, una somma che accontenta tutti, dal Milan che aveva stanziato tesoretto del genere a quel Toro che ha deciso di accettar la proposta e realizzare un’altra notevole plusvalenza su prodotti lanciati e valorizzati dopo Bellanova e soprattutto Buongiorno, estate scorsa. Non è escluso che nell’affare possano entrare pur delle contropartite in prestito che andrebbero a percorrere la direzione opposta: Colombo o Bondo, questi i nomi discussi in questo momento sui tavoli a cavallo tra Milano e Piemonte. Tra Ricci, che non vede l’ora di vestire rossonero e Milan l’accordo c’è già; in queste ore si stanno definendo e limando tutti gli ultimi dettagli col suo entourage, firmerà un contratto di cinque anni.
Chiuso Ricci, come ampiamente descritto ormai in dirittura d’arrivo, il Milan non ha finito a centrocampo: potrà concentrarsi su un pupillo di Max Allegri, quale Xhaka. Ogni allenatore predica un tempo verbale: per Allegri senz’altro modo indicativo, ma tempo rigorosamente presente. 32 anni, giocatore fatto e finito, a caccia dell’ultima sfida della sua carriera da protagonista a grandi livelli: le ultime grandi annate prima del tramonto. Calciatore completo, apprezzato da qualsiasi filosofia o strategia di gioco, sta bene con tutto e sa dirigere tutto. Grande personalità, a tratti straripante, perfetto per digerire San Siro. Nonostante le smentite di rito da Leverkusen, Granit ha chiesto la cessione: spinge, vuole solo rossonero ma non più quello aspirine, già, quello di Milanello. Lui l’ultimo tassello. Loftus poi può rimanere, come sostenuto da Tare. Tutto, tra l’altro, con un nuovo direttore d’orchestra: eterno Modric, pronto a dirigere da dentro ma pure da fuori. Tra le uscite invece può soltanto rientrare di passaggio Alvaro Morata: sarà terminato il prestito fino a dicembre al Galatasaray, rientra in Lombardia, convinto e persuaso dall’amico Fabregas, sarà il pezzo grosso che manifesterà l’ambizione del Como. Ha accettato, così come naturalmente la famiglia: al centro di un progetto tremendamente importante, nove e mezzo perfetto, sul Lago gli stessi ultimi colpi di un’altra carriera, stavolta quella di Alvaro.

