ROMA – Edoardo Bove è tornato a Roma. Dai suoi cari, dalla sua famiglia. Come base, dove sta passando le vacanze estive. Storia di un ragazzo sopravvissuto a quel dramma dicembrino, quel Fiorentina-Inter che lo vide crollare a terra, colto da quel malore che spaventò tutti ma che arrestò la sua carriera da calciatore. Attività agonistica sospesa, fermo da sette mesi, senza tetto presenze non è chiaramente contrattualmente maturato l’obbligo di riscatto Fiorentina: rientrerà alla Roma.
VOGLIA DI CAMPO Ma senza dubbio lasceranno scegliere al ragazzo, entrambe, quale miglior futuro. Qualsiasi sia la sua volontà. Che di base è sempre stata chiara: tornare a giocare. Gli manca il campo, gli manca quel sogno, gli manca sentirsi calciatore. Un fiore che stava sbocciando ma che ora, forse, potrà tornare ad ammirare la luce del sole. Per tutti questi mesi, oltre a ricevere affetto di tanti ma soprattutto amore e vicinanze delle due tifoserie, non ha mai smesso di coltivare speranza. Ed a continuato a sostenere esami su esami. Gli fu impiantato un defibrillatore sottocutaneo. Ma sta bene. Esami negativi. E ne mancherebbe solo uno. Che sembra, condizionale d’obbligo, pura formalità.
ESTERO? In Italia la normativa vigente non ti consente di scendere in campo, professionalmente, come accadde con Eriksen. Ecco che, se tutto dovesse andare secondo i piani e Bove si sentisse pronto a rimettersi in pista, si aprirebbero le porte dell’estero. Altrove, le norme consentono di giocare, assumendosi totale responsabilità, con defibrillatore sottocutaneo. Roma e Fiorentina, chiaramente, lo lascerebbero libero. Per ora va bene così, per tutti, per lo sport. Edo c’è e vede luce. Fantascienza, mesi fa.

