di Simona Tenentini
ROMA – Un successo annunciato il grande appuntamento con uno dei classici più amati di Giuseppe Verdi, la Messa da Requiem, che si è tenuto lo scorso 11 giugno nella Basilica di Santa Maria Aracoeli a Roma.Il concerto, compreso nell’ambito della settima edizione della Rassegna “Nuove voci della lirica” ha visto protagonisti l’Orchestra Roma Sinfonica ed il Coro Roma Tre, diretti dal Maestro Isabella Ambrosini che ha dato una lettura intensamente drammatica del capolavoro verdiano, scavando a fondo nella partitura per portare alla luce i gesti compositivi dell’autore e svelarne così la vera natura che si rivela, di fatto, essenzialmente drammaturgica.
Ottima la performance del Coro Roma Tre e dell’Orchestra Roma Sinfonica che hanno marciato, musicalmente compatti, sotto la bacchetta vigile dell’Ambrosini, dal pianissimo-sottovoce marmoreo del “Requiem aeternam” iniziale all’esplosione apocalittica in fortissimo del “Dies Irae” fino alla preghiera accorata del “ Kirye eleison” e della Fuga del “Libera me Domine”.Anche la scelta dei cantanti solisti è risultata vincente: ne è scaturito un quartetto di voci ben armonizzate fra loro e tuttavia ben distinguibili per colore e carattere l’una dall’altra.Marija Jelic, il Soprano rivelazione per dell’edizione 2025 della Rassegna“Nuove voci della lirica “, una voce che, nonostante la giovane età, mostra già non solo un notevole impeto drammatico nel registro acuto ben evidenziato nel “Libera me Domine”, ma anche un ottimo padroneggiamento della tecnica del filato, cosa che le permette agevolmente di svettare al di sopra della grande massa di Coro e Orchestra anche nei passaggi più impervi, come nell’Offertorio o nella Fuga del finale.
Giada Frasconi coniuga un timbro scuro e corposo da Mezzosoprano verdiano ad una tecnica salda, grazie alle quali può affrontare sia le impervie salite e i bruschi salti di registro del “Liber scriptus” sia la discesa alle note più gravi dell’estensione come nell’”Agnus Dei”, mantenendo un’emissione piena e rotonda sia nel piano che nel forte.
Matteo Mezzaro, tenore dal timbro morbido e luminoso al suo debutto nel Requiem, supera brillantemente la prova intonando con risolutezzal’”Ingemisco” e dando mostra di avere nella voce uno strumento duttile capace di passare dagli accenti più intimi e accorati ai grandi slanci fino alle note più acute del registro, come richiesto dal ruolo.
E infine, il baritono Alessio Quaresima Escobar della cui performance preme sottolineare soprattutto la naturalezza con cui ha affrontato anche i passi più scoperti e scabrosi del suo ruolo – come i frequenti salti anche di ottava e le reiterate scalate al mi acuto del ”Confutatis maledictis” – ed anche la raggelante, cadaverica, grottesca fermezza con la quale ha “stupito” nel “Mors stupebit”.
Tantissimo il pubblico che ha affollato la Basilica, anche in piedi e fino in fondo alle due porte d’ingresso.

“Sono felice di aver potuto dirigere, ancora una volta, la Messa da Requiem di Verdi, un capolavoro immenso, un’opera che è la summa di tutto il pensiero compositivo dell’autore e che non si finisce mai di studiare e di approfondire.
Con tutti i musicisti, coro, orchestra e quartetto dei solisti, abbiamo fatto un intenso e serrato lavoro di prove che ci ha portato quasi in uno “stato di grazia” – ha commentato a margine del concerto il direttore Isabella Ambrosini – il giorno dell’evento, infatti, c’è stata una concentrazione ed un’immersione totale nella musica che è, a mio avviso, il risultato più grande e più appagante del fare musica insieme non solo per il Direttore, ma per tutti i musicisti coinvolti e anche per il pubblico che ha gremito la Basilica e che, a riprova di questo, ci ha tributato un lungo e caloroso applauso alla fine della performance.”


