Sogni infranti. Per quanto di storico si fosse già fatto e realizzato, l’appetito vien mangiando. Nonostante la semifinale europea che significava traguardo mai raggiunto da una nazionale azzurra femminile in una competizione continentale di questo livello, mancava un solo pezzetto. Si respirava aria di impresa. E per tanti versi queste azzurre, anzi per 96 minuti, avevano dimostrato perché fosse possibile sognare fino all’ultimo atto. Una finale che sembrava in cassaforte ormai, quando l’Italia aveva retto e amministrato quel vantaggio firmato Bonansea alla mezzora; al tramonto l’occasione per chiuderla, quindi nella serata dei detti la beffa, più classico del “gol mangiato – gol subito” e Agyemang riacciuffava la contesa all’ultimo respiro. Una beffa che traumatizza le azzurre di Soncin; scenario fatale e devastante quando alla fine pur dei supplementari, a pochi minuti dai rigori, Kelly trasforma la ribattuta del miracolo Giuliani, urlo azzurro strozzato, 2-1 Inghilterra: nervosismo, saltano i nervi pur ad un signore e fier condottiero come Soncin, il trascinatore di quest’avventura e di queste ragazze. Finisce così, con un pugno di mosche, tante lacrime ma tanto orgoglio. Ragazze che hanno fatto sognare mezzo Bel Paese, che ha vissuto nettamente le settimane migliori della sua storia nel calcio femminile. Escono in semifinale contro le campioni in carica, le britanniche dei Tre Leoni. Finisce così in Svizzera, ma a testa altissima.


