FROSINONE – Sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura aggravata, detenzione e porto illegale di armi da fuoco: per queste accuse tre persone sono state arrestate all’alba di oggi dai Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Frosinone, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma. Le tre ordinanze di custodia cautelare sono state accompagnate da una serie di perquisizioni.
Si tratta di tre persone di nazionalita’ italiana, due uomini ed una donna. L’attivita’ investigativa ha avuto inizio dopo la denuncia presentata nel mese di gennaio scorso dalla vittima, un giovane di Arce, presso la locale stazione Carabinieri.
La vittima, in seguito ad un debito per l’acquisto di droga, contratto anni addietro con una persona di Frosinone, da alcuni mesi subiva minacce e atti intimidatori da parte di quest’ultimo e di altre persone. Inoltre, aveva raccontato anche che i suoi aguzzini, in una occasione, si erano impossessati dell’auto, una Fiat Panda, della propria madre.
Mentre la sera dell’8 gennaio 2025 erano arrivati addirittura a sequestrarlo, prelevandolo con forza dalla sua abitazione di Arce e portandolo al sesto piano del “casermone” di Frosinone, ove era stato legato alla balaustra di un balcone fino alla mattina successiva, dopo essere stato minacciato con una pistola e selvaggiamente percosso da un gruppo di tre/quattro individui, tanto di riportare tagli alle braccia e varie lesioni giudicate guaribili in 30 giorni.
I successivi riscontri investigativi, conseguiti anche attraverso l’assunzione di informazioni da parte di familiari e conoscenti della vittima, l’analisi dei tabulati telefonici e sopralluoghi presso il complesso “casermone”, hanno permesso di ricostruire compiutamente i fatti denunciati e delineare la gravita’ indiziaria delle condotte poste in essere dagli indagati. La particolare aggressivita’ e pericolosita’ degli indagati si manifestava anche nelle settimane successive al sequestro, quando, nonostante la vittima avesse estinto quasi totalmente il debito di 1.600 euro, le minacce e le condotte intimidatorie continuavano con particolare pervicacia.

