ROMA – Si fingevano nipoti, avvocati o persino agenti delle forze dell’ordine per truffare anziani fragili, spesso malati e soli, riuscendo a estorcere denaro, gioielli e bancomat. Un vero e proprio “sistema del raggiro”, che ha fruttato oltre 700mila euro in due anni, è stato smantellato dai Carabinieri della Stazione di Roma Porta Portese.
Su delega della Procura della Repubblica di Roma, i militari hanno arrestato a Napoli due uomini di 32 e 41 anni, originari del capoluogo campano, già noti alle forze dell’ordine e attualmente sottoposti a misura cautelare per fatti analoghi avvenuti nella provincia di Latina. Sono gravemente indiziati di 18 episodi di truffa ed estorsione ai danni di anziani, commessi a Roma tra dicembre 2022 e febbraio 2023.
Le indagini, partite dalla denuncia di una vittima e durate quasi un anno, hanno permesso – grazie all’analisi di traffico telefonico, dati bancari e sistemi di videosorveglianza – di ricostruire il ruolo degli indagati. Le vittime, tra gli 80 e i 93 anni, venivano manipolate con telefonate allarmanti: si fingeva un nipote in difficoltà per un incidente o un avvocato che richiedeva pagamenti urgenti. Ottenuta la fiducia, i truffatori si presentavano in casa per farsi consegnare denaro, gioielli e bancomat, usati poi per prelievi indebiti fino a 4mila euro. Il bottino stimato dei due ammonta a circa 400mila euro.
Ma non finisce qui. Sempre nell’ambito delle operazioni contro le truffe agli anziani, i Carabinieri – in collaborazione con la Stazione di Napoli Quartieri Spagnoli – hanno rintracciato e arrestato un terzo uomo, 40enne di Napoli, latitante da maggio, destinatario di un’ordinanza cautelare. Anche lui è gravemente indiziato di sette episodi di truffa aggravata ed estorsione commessi tra marzo e maggio 2024 tra Roma, Udine e Pordenone. Il valore complessivo dei beni sottratti ammonterebbe a circa 300mila euro.
Le indagini hanno ricostruito anche in questo caso uno schema ben collaudato, con l’utilizzo di telefonate-trappola e la successiva presenza fisica presso le abitazioni delle vittime.
Tutti gli indagati si trovano ora in carcere. Si ricorda che, trattandosi di indagini preliminari, vige la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.


