ROMA – Manca ancora l’annuncio ufficiale, che forse arriverà nei prossimi giorni sui suoi profili social, ma solo se ne sentirà veramente bisogno. Perché già Cristian, di opinione pubblica, ne avrà sofferto abbastanza. Un cognome straordinario, enorme, finito per diventar evidentemente più che ingombrante: eredità schiacciante, adesso definitivamente fatale. Cristian Totti, nemmeno 20 anni che compirà il prossimo 5 novembre, ha già deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Non ha varcato i confini del professionismo, all’età decisiva. Già anni fa scaricato dalla Roma, piccolo e fugace passaggio a Frosinone, tentativo di ripartenza a Madrid con le giovanili del Rayo Vallecano ma senza successo; rientrato in Italia, desolanti evidentemente le esperienze semiprofessionistiche a cavallo tra Olbia ed Avezzano. Svincolato e fermo ormai da mesi, poche richieste e pochi stimoli, coi club pronti a raduni e nastri di partenza della preparazione, ha deciso di lasciar stare: scarpini al chiodo, lascia già il calcio giocato. Storia di un’eredità pesantissima e che deve far riflettere: altro aspetto dei problemi social del giorni d’oggi e quell’opinione pubblica spesso e volentieri troppo facilmente mescolabile. Ha subito critiche, a volte troppe, ingiuste e pesanti. Ha sofferto per troppi anni pressioni, paragoni, pretese troppo più grandi di quel che restava un giovane ragazzo che non desiderava altro che crescere, anche calcisticamente, come tutti gli altri. Altra storia che deve far riflettere. E proprio papà Francesco adesso è pronto a riaccoglierlo, ritagliandogli un ruolo dietro le scrivanie: sarà nuovo dirigente della Totti Soccer School, lavorerà su strutture e soprattutto talenti, sperando che il suo occhi abbia maggior successo dei suoi giovani ma sfortunati piedini.


