ROMA – Sovraffollamento carceri: Gianni Alemanno e Fabio Falbo scrivono alla presidente del Consiglio, Giorgia meloni.
“Al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni
Signor Presidente,ci permettiamo di disturbarLa perché non possiamo rimanere in silenzio dopo la riunione del Consiglio dei Ministri che Lei ha dedicato in particolare ad affrontare l’emergenza carceri.
Siamo due detenuti del Braccio G8 del Carcere di Rebibbia. Lei conosce bene uno di noi e quindi dobbiamo solo presentare l’altro firmatario: Fabio Falbo, una persona detenuta da circa vent’anni, che ha scontato una parte della sua pena in alta sicurezza, si è laureato in Giurisprudenza in carcere e con le conoscenze acquisite offre assistenza legale alle altre persone detenute, in qualità di “scrivano” del nostro Braccio.Noi viviamo in prima persona quell’emergenza carceri di cui Voi avete parlato nel Consiglio dei Ministri del 22 luglio scorso e ci permettiamo di informarLa, sulla base non di opinioni ma di dati di fatto, che nessuna delle misure adottate in quella sede ha la forza di dare una risposta ai problemi che, comunque meritoriamente, avete posto all’ordine del giorno.
L’esperienza ci insegna che quando c’è un’emergenza, bisogna affrontarla coniugando due tipi d’intervento: quelli d’urgenza che salvano i cittadini in stato di pericolo e quelli programmatici volti a evitare il ripetersi di emergenze simili. Ebbene, tra i provvedimenti assunti dall’ultimo Consiglio dei Ministri non c’è traccia di provvedimenti che abbiano il carattere d’urgenza e anche quelli programmatici sembrano molto ipotetici.
Per quanto riguarda il “piano carceri”, secondo le stesse dichiarazioni del Ministro Nordio e del Commissario straordinario Marco Doglio, nel corso del 2025 saranno resi disponibili solo 1.472 nuovi posti che coprono a stento le nuove persone detenute che entreranno in carcere da qui alla fine dell’anno.
E i numeri previsti entro 2027 – anche qui c’è incertezza: 10.000 nuovi posti e 5.000 posti esistenti da recuperare, secondo le dichiarazioni del Commissario Doglio; oppure solo 3.716 posti nuovi e 5.980 posti recuperati, secondo quanto pubblicato sul sito ufficiale del Governo – ricordano molto le promesse, fatte anche dal Ministro Nordio nel corso del suo mandato, della costruzione di nuovi carceri che non si sono mai visti, neanche in minima parte e certamente non in tempi così rapidi.Inoltre, per aprire nuovi carceri o ampliare quelli esistenti, occorre il personale di custodia e su questo c’è solo la promessa da Lei fatta di mille assunzioni nella Polizia penitenziaria nella legge delega di bilancio, oltre ai concorsi già banditi che coprono a stento gli attuali vuoti di organico. Signor Presidente, sa qual è il rapporto normativamente previsto tra detenuti e personale di custodia? Sono necessari 1,8 agenti per ogni detenuto, quindi i 1.000 nuovi agenti promessi garantiscono solo la custodia di 555 detenuti.
Vi è poi un Disegno di Legge che dovrebbe aiutare l’accesso di circa 17.000 detenuti con problemi di dipendenza alle comunità terapeutiche, ma anche qui si tratta di un provvedimento dai tempi lunghi e dagli esiti incerti. Dopo il necessario iter parlamentare – come lei sa, almeno sei mesi per essere ottimisti – queste nuove norme, sicuramente opportune, si dovranno misurare con la disponibilità di posti dentro le comunità terapeutiche, dato attualmente ignoto, e con i finanziamenti necessari per avviare i percorsi di trattamento.
Pensi che nello scorso anno è stato emanato dal suo Governo un Decreto che istituiva un “albo delle comunità accreditate”, che non è stato ancora disciplinato, e che finanziava solo 280 inserimenti di detenuti nelle comunità terapeutiche.Infine, c’è un provvedimento, da adottarsi con decreto del Presidente della Repubblica, che dovrebbe facilitare il procedimento per la concessione della liberazione anticipata, già previsto nell’ordinamento penitenziario. Al di là della validità delle misure proposte, che sembrano aumentare invece che diminuire la burocrazia necessaria, il problema è che tutto questo viene demandato, come prevede la legge, alle decisioni dei Magistrati di Sorveglianza. Signor Presidente, sa quanti fascicoli per la concessione di questo e altri benefici, giacciono sui tavoli dei Tribunali di sorveglianza, in cronica carenza di organico per quanto riguarda sia le magistrature che i loro assistenti e cancellieri? E per quale misterioso motivo, questi Magistrati dovrebbero improvvisamente fare quel lavoro che fino ad oggi non sono riusciti a svolgere, se non in minima parte?
Certamente interventi per snellire le procedure per ottenere la liberazione anticipata e altri benefici, già previsti dall’Ordinamento, che portano le persone detenute fuori dal carcere sono quanto mai opportuni, ma devono avere la forza di nuove leggi e devono essere attentamente studiati con la collaborazione dei magistrati che li devono applicare.In sintesi, gli interventi proposti per fronteggiare il sovraffollamento carcerario sono lenti, incerti e molto aleatori.
Nel frattempo questo sovraffollamento – che nel corso del suo Governo è passato dal 107,4% al 133% – continuerà a crescere. E con esso cresceranno le difficoltà di gestire qualsiasi percorso di reinserimento e il rischio di nuovi suicidi. Ieri, 24 luglio, abbiamo avuto l’ennesimo tentato suicidio nel nostro carcere: la persona detenuta Uddin Md Borhan, di 24 anni proveniente dal Bangladesh, ha tentato di impiccarsi al Braccio G9 ed è stata salvata dai suoi compagni di cella. Nel nostro carcere, nel caldo estivo, si sta verificando un suicidio o un tentato suicidio a settimana.Signor Presidente,nel suo videomessaggio in cui ha presentato il “piano carceri”, ha esaltato il principio della “certezza della pena”.
Un principio sacrosanto che sta a cuore anche a noi, ma che significa avere certezze non solo sul momento e anni da scontare in carcere, ma anche sulle condizioni di umanità con cui questa detenzione viene svolta. Oggi nelle carceri italiane, grazie al sovraffollamento, c’è solo la certezza che le pene previste si stiano trasformando sempre più in forme di tortura delle persone detenute, in totale spregio a quanto previsto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.Non dobbiamo aggiungere altro, se non la preghiera di non distogliere il Suo sguardo nel nostro universo carcerario, soltanto perché sono state promessi i già detti interventi.
Sarà la Sua sensibilità sociale e la Sua intelligenza politica a guidarla per trovare i giusti correttivi con le necessaria ed evidente urgenza.Ringraziandola per l’attenzione, la salutiamo con deferenza.

