ROMA – E l’ultimo crociato, fatal fu. Alessandro Florenzi, 34 anni, ha deciso di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. Appagato, soddisfatto, evidentemente senza più quegli stimoli di prima. Non voleva finire nell’ombra, voleva chiudere a grandi livelli, dopo grandi club. Chiusa l’esperienza al Milan, che l’ha rilasciato svincolato dopo l’ultima stagione passata in infermeria a Milanello, senza alcuna stimolante offerta ricevuta d’estate, ha deciso di tagliar la testa al toro e, a 34 anni, valutar quanto e come fosse già giunta l’ora di lasciare i campi professionistici.
ROMA E MILAN Si ritira Alessandro Florenzi. Un ragazzo che ha sempre diviso le tifoserie, su tutti quella della Roma. Lui, romano e romanista, che tra infortuni, prestazioni al di sotto delle aspettative e richieste contrattuali ritenute eccessive dalla piazza ha sempre diviso il popolo giallorosso. Tra chi gli ha voluto bene e gliene vorrà sempre e chi l’ha contestato. Storia finita male, prestito a Valencia e per l’appunto contestazioni; quindi redenzione a Milano, la grande chance, quella rossonera. Polivalente, evoluzione da ala destra e fluidificante, valorizzato da Garcia e Pioli e stimato da Spalletti, tante presenze anche in Nazionale stessa e campione d’Europa, comunque, nel 2021 seppur non da protagonista.
BELLO DE NONNA L’annuncio quasi a sorpresa, quando in molti aspettassero un suo sussulto settembrino dal mercato degli svincolati, in un post in una calda mattinata di fine agosto. Post che ritrae video molto emozionante, dove tutto ebbe inizio. Girato l’undici agosto scorso, tra i campetti capitolini, esattamente al Francesco Valdiserri oggi casa della Polisportiva Castello, scruta quel campo in terra ed entra simbolicamente a giocare coi bambini, proprio da dove partì tutta la sua passione. Indipendentemente dalle tifoserie, Florenzi è sempre stato un esempio per l’impegno nella ricerca e quel costante e spiccato senso di beneficienze, come mostra Telethon. Indimenticabile, nella sfera degli amanti del calcio italiano, quella corsa in tribuna ad abbracciare la nonna, dopo un gol, all’Olimpico, Roma-Cagliari 2014/15. Da lì soprannome di “Bello de Nonna”, dialetto tipicamente capitolino.
E proprio Bello de Nonna chiude così, con un post e quel video descritto nel paragrafo precedente, accompagnato dal testo dedicato a quel pallone che da piccolo era passione e che col tempo nutrendo sogni sarebbe diventato professione: “Mi hai insegnato ad amare tutti i tifosi, dal primo all’ultimo senza eccezione. Ognuno di voi mi ha spinto a migliorare e ognuno di voi mi ha aiutato a risollevarmi dalle cadute che fanno parte di questo sport come della vita: vi sono davvero grato. Voglio ringraziare ogni compagno, allenatore, componente dello staff e dirigente, tutti nessuno escluso: giorno dopo giorno il vostro supporto e la vostra professionalità mi hanno permesso di crescere come uomo e come calciatore. Ringrazio te, Ale, per aver visto qualcosa di speciale in quel piccoletto in mezzo al campo 17 anni fa. Tu e la famiglia della WSA siete stati, siete e sarete sempre una parte essenziale della mia vita, non solo calcistica. Voglio ringraziare infine tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo lungo viaggio, in particolare tutte le persone che lavorano silenziose dietro le quinte: ognuno di voi ha lasciato un segno dentro di me. Senza di voi non sarei la persona che sono oggi. Grazie ancora, amico mio: oggi ci salutiamo ma tu farai sempre parte di me”.

