MILANO – Lunedì sera fatidico gong, dunque. Quel che è stato è stato. Chiuse le porte allo Sheraton, chiuso il mercato in entrata per tutte le italiane. Giorni di sosta, quella per le nazionali, giorni soprattutto pertanto di approfondimenti, argomentazioni, discussioni e quindi soprattutto bilanci.
Tra le più attive, e francamente non solo entrata ma pure e tanto uscita, il nuovo Milan di Allegri. Doppia cifra in entrata, doppia cifra in uscita. Hanno cambiato volto e non poco i rossoneri, chiamati a ricostruire e rilanciare la bussola verso l’alto, dopo un’annata così fallimentare e turbolenta come la scorsa, tra mille contestazioni. Per spegnere il fuoco e ricostruire fu riconsegnato ad inizio estate alla piazza il nome più credibile, qualcuno che mettesse d’accordo tutti, Massimiliano Allegri.
Ma se nome giusto, basterà? Il mercato del Milan, tra entrate e uscite, ha cambiato tante volte direzione. Come scritto e decantato, quotidianamente, tra le nostre righe. Oggi è tempo di giudizi ma non i nostri, bensì quelli di uno degli opinionisti di punta del mondo rossonero e non solo: Vincenzo Matrone. Volto di spicco della televisione milanese e nazionale, ospite fisso di Sportitalia e Telenova, punto di riferimento della televisione milanese. Che come sempre, anche stavolta, intervenuto in esclusiva per La Cronaca 24, non le manda a dire: “Al Milan va lo stesso voto di Juventus ed Inter. Tra il tre ed il quattro, punto. Per tutte le tre grandi. Perché questo voto? Pochissima programmazione e tanta improvvisazione”.
Il Milan ne rappresenta evidentemente esempio calzante: “Tanti obiettivi non raggiunti. Prima cerchi una punta di un metro e novanta, poi viri su una seconda punta; quindi cerchi difensore d’esperienza e ti ritrovi con un giovane centrale preso all’ultimo respiro; a centrocampo trascorri due mesi dietro Jashari e spendi tantissimo prima di renderti conto che forse già in rosa avevi gente con le stesse caratteristiche; poi Jashari tra l’altro si fa male e sei costretto a rimediare last minute (per carità, Rabiot, grandissimo rimedio); prendi Estupiñán (fluidificante, erede di Theo, scelto di mandar via, ndr) che nutre grosse difficoltà nella fase difensiva e non solo e quindi costringi Allegri a cambiar sistema e passar a tre dietro a fine agosto. Bene Ricci e chiaramente Modric, ma il Milan doveva prendere solo un nome: Dusan Vlahovic, quella che doveva esser la priorità del mercato rossonero. L’acquisto migliore? Saelemaekers (emblematico, ndr). Insomma: tanta improvvisazione, poca programmazione. Detto questo la palla è sempre rotonda. proprio con improvvisazione e tanta fortuna a volte si possono vincere gli scudetti”.
Ma tra Red Bird, dirigenza, direttore sportivo e allenatore, chi è che ha deciso e fatto mercato? “Tutti i paletti di calciomercato son stati piazzati da Giorgio Furlani, paletti principali e basi di cemento. Sia Tare che Allegri avevano pochissimo margine di prova. Non c’è stata alcuna riunione in cui Allegri abbia battuto pugni sul tavolo, a fine agosto; le vere riunioni, quelle decisive e quelle importanti, erano già state fatte dietro le quinte, nelle segrete stanze di Milanello”


