Probabilmente anche Musetti stesso avrà pensato alle stesse parole di Bublik. Avranno riecheggiato dentro di lui. Un alieno, una macchina, inverosimile, sostanzialmente. Perché anche il carrarino, fiore all’occhiello dei normai del tennis azzurro dei giorni d’oggi, s’è dovuto arrendere alla potenza di un motore che non frena mai, Jannik Sinner.
Il derby italiano della notte è finito all’altoatesino, come pronostici. E’ salito in cattedra e incanalata la gara sui binari giusti, è stata gestione senza storia. 6-1, 6-4, 6-2 per altrettanti tre set a zero, ennesimo successo rotondissimo, derby ai quarti e quindi semifinali in cassaforte. Una gara che s’è chiusa all’alba azzurra, giocata in piena notte, seguita da tanti italiani che nonostante lavoro hanno piazzato sveglie per anticipar colazione e ammirar le gesta dei due azzurri.
Non ci sarebbe stata storia. Musetti ha combattuto per quanto possibile, ma Jannik che ben lo conosce ha tra l’altro annichilito tutte le giocate avversarie, prima di lanciare le sue, ingiocabili. Adesso sarà il canadese Auger-Aliassime, precedenti tutti favorevoli, cammino altrettanto: Jannik mira la finale, sperando di scrivere un finale differente da Cincinnati.
Ottava semifinale in carriera Slam per il numero uno al mondo, tabellone tra l’altro e soprattutto adesso favorevole, perché affronta quello meno reputato e senz’altro più abbordabile della doppia semi: dall’altra parte i due mostri, ancora, Djokovic e Alcaraz, da capire chi dei due troverà in finale. Quella che questo Jannik vede, inutile nascondercelo.

