Incontenibile. Dominante. Strameritato. Carlos Alcaraz si prende pure US Open, poche settimane dopo Cincinnati. S’è preso l’ultimo Slam oltreoceano, l’appuntamento più importante di fine estate, demolendo Sinner su quella superficie, quel cemento, che Carlos conosce meglio di chiunque altro.
Tre set a uno: nonostante reazione d’orgoglio nel secondo set, non c’è stata storia. Su tutte le palle, un rullo compressore, il murciano. Che diventa dunque, come Jannik sapeva, nuovo numero uno al mondo. Termina dopo 65 settimane con tutta la squalifica il primato ATP di Jannik: sapeva sarebbe stato autunno complicato, sapeva che Alcaraz sentisse l’odore del sangue, ne aveva di più, e così è stato. Fisicamente mostruoso, impetuoso, inarrestabile.
Davanti a Trump, davanti a tantissimi personaggi illustri, davanti allo spettacolo a stelle e strisce. Chissà se senza squalifica sarebbe andata diversamente. Ma uscirne con 4 finali di cui una vinta, essersi ripartiti Roland Garros e Wimbledon, portarsi a casa il tempio britannico come mai nessun italiano prima d’allora, beh, resta un’estate sensazionale. Sempre uno contro l’altro, un duello generazionale. Che alla fine Alcaraz tributa come fanno i campioni. Hanno reso semplice l’impossibile, arrivar sempre uno contro l’altro in ogni finale che pesi. E per tutta l’estate.

