In un clima surreale, partita surreale. Finale di più. L’Italia vince 5-4 con Israele, superficialmente rischiando e colpevolmente scherzando con la sorte, nel deserto di Debreceni. In un’atmosfera, campo neutro perchè complice conflitto e fatti che chiaramente fuoriescono dalla mera cronaca sportiva, quasi agghiacciante: nemmeno 200 sostenitori azzurri sugli spalti che fischiano voltando le spalle l’inno di Israele, chiedendo a forza di cartelloni lo stop alla guerra.
Italia che va sotto due volte su due e la recupera con doppietta di Kean ad inizio della ripresa; sembrerebbe bastato lo spavento per superare e mettere definitivamente la freccia, freccia che riesce con l’accelerazione firmata Politano e Raspadori; sembrerebbe chiusa, ma nel calcio esiste l’inimmaginabile e con una squadra ben poco gattusiana (ringhio su tutte le furie, ndr) tra errori di Donnarumma e della retroguardia Israele fa addirittura 4-4; quindi un tiro-cross, fortuito e fortunato, quello di Tonali, che si insacca, altrimenti staremmo qui a parlar di un delitto.
Perché per quanto condizioni e clima fossero surreali e per quanto si possa sottovalutare Israele, l’Italia riacciuffa la seconda forza del girone, che altrimenti sarebbe rimasta al secondo posto lasciando gli azzurri distanti dall’obiettivo minimo, ma decisamente minimo. Alla fine, però, contavano i 6 punti su 6 considerando Estonia ed Udine, e così è stato. Riabbracceremo l’Italia alla sosta per le nazionali di metà ottobre.


