HANGZHOU – Una delle estati più difficili, complicate e tormentate della sua carriera. Una di quelle estati che dopo la resurrezione della stagione precedente può, questa sì, tagliarti definitivamente le gambe. Matteo Berrettini ha saltato tutti gli appuntamenti più importanti, tra mille difficoltà fisiche e quel problema all’addome che a Roma davanti alla sua gente trafisse ogni sogno di gloria proprio a casa sua, dove faceva più male. Dal ritiro con Ruud un calvario durato quasi tre mesi, 80 giorni per l’esattezza.

Ma dopo aver saltato ogni evento americano, da Cincinnati a US Open, con più calma e tranquillità Berrettini puntava a riassaggiare campo in Asia. E proprio stamani, ore italiane, tornava in pista. Ma non c’è stato niente da fare. Ha testato il piccolo Atp 250 di Hangzhou da dove avrebbe ricominciato, ma al primo test vero e ufficiale, 80 giorni dopo, non c’è stato niente da fare.

Forse preventivabile, ma futile sottolineare quanto visto il livello dell’avversario qualcosina in più tifa Matteo potesse desiderare: esce battuto nettamente con doppio 6-3 da Dalibor Svrcina, solo 99° al mondo, pensate. Male, fisicamente più che mentalmente: tanta fatica tanta fatica tra spostamenti e cambi di direzione, servizio lontano parente, dritto impolverato. Insomma: Matteo è tornato, sì, ma la sua fotocopia. E venuta malissimo.

Adesso Berrettini resterà comunque in Asia. Lavorerà, proverà a recuperare un minimo di condizione, cercherà di scender in campo e prender parte agli altri tornei che proseguono in questa fase di inizio autunno quello swing tutto asiatico. Il prossimo test, se vogliamo però ancor più complicato perché si parla di n 500, sarà l’Ato Tokyo. Quindi, dai primi d’ottobre, Shangai. Solo dopo queste settimane l’Italia del tennis, CT Volandri su tutti con chiaro riferimento alla Coppa Davis, nutrirà un quadro più chiaro sulle condizioni del Martello.