BERGAMO – Alla fine pace fu. O forse tregua, sarebbe probabilmente più giusto asserire. Non si poteva andar avanti così, contesto e situazione troppo logorante per tutti, per tutte le parti in causa. Ademola Lookman e l’Atalanta, di nuovo insieme.
Troppo pesante tra l’altro la sconfitta transalpina, lezione di Parigi, severissimo poker PSG. Serviva una svolta. Dopo mesi di malcontento, guerre e frecciate, disperata voglia d’andar via e centrar quel salto da tempo ambito, nulla s’era effettivamente risolto. Nemmeno dopo la chiusura del mercato europeo. Nemmeno Arabia/Turchia avevano risolto uno dei nodi più spinosi.
Sempre separato in casa: dopo certificati medici estivi, allenamento individuale per tutto settembre. Telenovela Inter e grana Atalanta fino alle parole di Juric settimana scorsa, che metteva la Dea e lo spirito nerazzurro davanti a tutto, davanti al nome, davanti alle qualità tecniche di uno degli assi più forti del campionato.
Fino al giovedì, forse mattinata della svolta. Riconciliazione. Gruppo e allenatore che riaprono le porte, probabilmente spinti da evidenti esigenze tecniche ma soprattutto societarie: se consideriamo deprezzamento e futura cessione, avrebbero perso anche i Percassi. Richiamato alle armi, si allena coi suoi “ex” compagni, potrebbe già esser convocato per Torino.
Insomma, una tregua. E doverosa. Anche per lui, per ritrovar quel ritmo partita. Perché a Natale c’è quella Coppa d’Africa dove ambisce ad arrivar al meglio, fuori rosa avrebbe perso troppa condizione. Anche per centrare quel trasferimento estero desiderato a gennaio quando magari, chissà, le porte estere si potrebbero riaprire.

