MARTA – Si è spenta ieri a Marta, dopo cinquant’anni di lotta contro la distrofia muscolare, Fabiola Ciripicchio, di 62 anni.
A dare la triste notizia “La Bottega del Pane” di Marta, che sulle sue pagine scrive:
“Oggi ci ha lasciato una persona speciale!Una guerriera che ha lottato con tutte le sue forze fino all’ultimo istante! Ci lascia in dono il suo attaccamento alla vita e la sua immensa determinazione.
Ciao Fabiola Ciripicchio. La Bottega del pane rimarrà chiusa nei prossimi due giorni.”
Fabiola, conosciuta ed amata da tutti, lascia un grande vuoto in tutta la comunità ma anche una straordinaria lezione di vita contro la malattia.
Nel mese di aprile 2025 aveva scritto una lettera toccante con un appello a favore della ricerca, l’unica speranza per tutti i malati, poi pubblicata da un suo conoscente:
“Vi racconto una storia che, come tutte le storie buone e cattive, inizia con…C’era una volta.. una ragazzina? Un’adolescente? Insomma un essere umano di 12 anni e mezzo che si ritrovò da sola in un grande ospedale a trecento chilometri da casa. C’erano delle buone ragioni che la costrinsero a stare da sola. L’ospedale Santa Chiara di Pisa era il migliore per le malattie neuromuscolari e le circostanze familiari non permisero altra scelta. E poi non era così male: c’erano parchi, edicola, bar… insomma un po’ la prima vacanza. E fu un bene, perché la ragazzina diventò donna suo malgrado. Imparò a gestire le sue cose, a parlare con i medici e ad affrontare la realtà. Brutta e crudele realtà per un adolescente che si affaccia alla vita.
Diagnosi pesante: distrofia muscolare, aspettativa di vita breve e tutta in salita. Furono anni orribili: pregiudizi, paure, difficoltà, smarrimento, continue visite mediche, esami, farmaci palliativi. La mia famiglia, smarrita quanto me, era in balia di sentimenti contrastanti.
Mio padre fu subito al mio fianco, qualunque cosa volessi farne della mia vita, mi appoggiava, ma l’infelicità che avevo dentro non potevo condividerla con la mia famiglia, era troppo doloroso per loro.Ci fu un cugino mio coetaneo che mi prese per mano, si armò di una pazienza infinita, di empatia e solidarietà e mi portò fuori dal tunnel. Superati i primi anni di shock, la strada fu costruita in base al peggioramento della malattia e al miglioramento di cure e tecnologie. Tralascio gli innumerevoli incidenti di percorso oltre alla distrofia; giusto qualche cenno: fratture, distorsioni finché ho camminato, poi ipertiroidismo con radioterapia agli occhi, ipertensione, diabete, gastrectomia per polipi, infezioni della pelle per cattiva circolazione, i più importanti.
Ora sono qui, passati 50 anni dal primo ricovero, ne ho sessantadue, Fabiola Ciripicchio, carrozzata e pannolata ma innamorata della vita come non mai. .(…)Perché questa lettera? Perché voi siete il futuro, il mio e del pianeta. Perché senza tecnologia, farmaceutica, medicina, progresso scientifico io sarei solo un mucchietto di carne dolorante. Quello che per voi sarà il lavoro della vita, per tutti gli altri sarà un passo verso una vita migliore. Per questo vi ordino: impegnatevi, tirate fuori tutta la vostra energia, guardate lontano, sperimentate, usate il vostro intuito, combattete chi vi dice “questo non si può fare”. È vero, io non ho sconfitto la distrofia muscolare, ma lei non ha distrutto me, quindi non lasciatevi sottomettere dalle difficoltà, chiedete aiuto e arrivate al traguardo che sceglierete. Con tutte le mie speranze, buona fortuna.


