TOKYO – La stagione del tennis autunnale entra nel vivo al Sol Levante. E se in Cina tutte le attenzioni vertono su Sinner, già partito il 500 giapponese. Quello a Tokyo, versante dove sarà protagonista Carlos Alcaraz, nuovo numero uno al mondo per aver battuto proprio Jannik in finale US Open.
Ma il motivo azzurro che più cattura l’interesse, l’attenzione e la passione italiana, in quel di Tokyo, restava Matteo Berrettini. Martello che dopo un’estate travagliatissima, con quell’infortunio all’addome ed altra serie di problemi fisici atavici che hanno logorato la carriera dell’asso capitolino negli ultimi anni, tornava in campo dopo la prima sfortunata e fallimentare uscita a d’Hangzou, quando uscì subito col ceco Svrcina.
Stavolta altro che lento, compassato, impreciso e sulle gambe. Stavolta, una settimana dopo, decisamente meglio. E vittoria, che fa rumore. Mediatico. Col sorriso l’Italia riabbraccia un successo del romano, seppur soltanto ai sedicesimi dell’ATP Tokyo. Battuto infatti lo spagnolo Munar in due set a zero: 6-4 a costruire, 6-2 a chiudere sul velluto. Prestazione convincente, sotto tutti i punti di vista: ben 9 ace, 8 palle break salvate e soprattutto 32 vincenti. Sia fisicamente che tecnicamente, versione più vicina del Martello che conosciamo.
Un sospiro di sollievo per tutto il movimento azzurro. E’ troppo presto, Matteo, per appendere la racchetta al muro. Abbiamo ancora bisogno di te, devi emozionare ancora. Una vittoria che mancava pensate da oltre quattro mesi: l’ultima volta era 10 maggio, trentaduesimi a Roma, prima di arrendersi al norvegese Ruud davanti alla sua gente, colpito dai dolori addominali in pieno secondo set.
Da Ruud.. a Ruud. Se giovedì mattina il norvegese dovesse rispettare i pronostici e battere padrone di casa Mochizuki, affronterebbe proprio Berrettini. Che se lo ritroverebbe davanti. Forse ancora troppo presto. Ma scherzo del destino e magia dello sport costituiscono proprio questo. Una sliding door per ripartire, Matteo.


