ROMA – Per stessa ammissione di Massara, dopo l’outing di Gasperini a Ferragosto, Roma e Lorenzo Pellegrini hanno passato l’estate e capir se ci fossero proposte e soluzioni per separar le strade nella maniera più elegante e soddisfacente possibile. Tra l’altro dopo la nuova legge imposta da Gasp stesso sulla fascia da capitano: va a quello con più presenze in maglia giallorossa, quindi El Sha o Cristante, scalzata istituzione Pellegrini. Una proposta che in qualche modo accontentasse un club disposto a liberarlo e che come dirigenza/proprietà, tornando all’ammissione Gasp, aveva già deciso di non rinnovar quel contratto in scadenza giugno prossimo; una proposta che, se proprio avesse dovuto porre la parola fine alla storia d’amore con la Roma (qualcosa che forse Lorenzo non accetterà mai, dentro di sé), accontentasse le ambizioni di un calciatore che si sente ancora importante. Una piazza che gli desse la possibilità di riconquistare la Nazionale (s’era parlato anche di Firenze, ndr) o quell’esperienza estera (sirene West Ham, poi non concretizzate) che invece gli formulasse possibilità d’esperienza di vita differente, come fascino Premier. Ancora presto per gli States, evidentemente.
Alla fine nulla di tutto ciò. L’infortunio con cui ha aperto il ritiro di luglio così come un ingaggio francamente importante hanno finito per influire pure su ogni possibilità di trasferimento estivo. E nemmeno quando il neo, ufficializzato da Gasp, è diventato di dominio pubblico, non c’è stato tempo entro primo settembre di trovar alcuna soluzione. Ed alla fine, almeno fino a gennaio, è rimasto. Le operazioni in entrata e in uscita che si sarebbero dovute concretizzare a fine mercato non sono andate in porto (Massara contestato, ndr); sono rimasti persino Dovbyk e Baldanzi, non è arrivata quella sottopunta di piede destro dal centrosinistra un altro dei ruoli in cui guarda caso corrisponde alle posizioni naturali delle ultime versioni di Pellegrini. Giochi di incastri e destini, tutto invariato, e quel derby che la storia cambia. Perché tra tanti infortuni Gasp lo rilancia, dopo averne tessuto lodi sia professionali, che umane, che per il calciatore. Gol al Derby, sotto la Nord, l’ennesimo. E la storia gira. Il vento torna a sussurrare il volere delle divinità. Roma e Pellegrini ancora insieme.
Così 72 ore dopo, senza ancora novanta minuti nelle gambe e quindi momentaneamente in panchina, entra già dall’intervallo e pure a Nizza incise: altro assist, gioiello sul corner al bacio per N’Dicka. E stavolta, di nuovo con la fascia al braccio. Il vento è cambiato? Può ritagliarsi ancora ruolo di primordine e soprattutto, se dovesse tener resistenza e non accusare nuovi infortuni muscolari (difficile per quanto Gasp chiede a centrocampisti e soprattutto sottopunte a livello di pressing), può tornare tra i leader tecnici della Roma? O sarà soltanto un vento d’orgoglio che ancora, nella discontinuità degli ultimi anni, sarà destinato a spegnersi di nuovo. Il tempo, come sempre, narrerà.


