ROMA – “Quando un giornalista si spinge in teatri difficili e mette in pericolo la sua stessa incolumità, i suoi occhi diventano la finestra che permette a noi e poi ai lettori, ai telespettatori e ai follower di entrare in contatto con realtà altrimenti irraggiungibili. Se si parla di teatri difficili, non mi riferisco soltanto alle aree di guerra strettamente intese il cui numero è spaventosamente cresciuto”.
Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, al seminario ‘Giornalisti sicuri: la necessità di raccontare, l’obbligo di tutelare’, a Villa Madama, a Roma.
“Nel 2005, all’indomani dell’11 settembre, i conflitti censiti nel mondo erano 17, tutti interni a singole realtà statuali. Oggi sono all’incirca 60 e di questi 4-5 sono tra Stati. Ma al di là dei conflitti interni e delle guerre tra Stati, ci sono aree in cui il mestiere” del giornalista “è particolarmente difficile. Penso ad alcune zone dell’America Latina, in particolare Nicaragua e Venezuela, penso ad alcune zone dell’Africa, come il Sahel, la Nigeria e il nord del Mozambico”, ha aggiunto.


