Carceri: Sappe, sequestrati tre chili di hashish nascosti nella lavanderia a istituto Frosinone
Cronaca
4 Ottobre 2025
Carceri: Sappe, sequestrati tre chili di hashish nascosti nella lavanderia a istituto Frosinone

FROSINONE – Hanno tentato di spacciare droga nella Casa circondariale di Frosinone ma grazie alla professionalita’ del personale di Polizia penitenziaria e’ stato intercettato e sequestrato. A darne notizia e’ il Sindacato autonomo polizia Penitenziaria. “Ieri mattina, durante la perquisizione ordinaria, sono stati rinvenuti diversi panetti di hashish per un peso complessivo di quasi 3 chili nascosti nella lavanderia di una Sezione detentiva”, denuncia Salvatore Izzo, segretario provinciale del Sappe.

“I detenuti avevano occultato la sostanza stupefacente in una intercapedine del muro dove passano i tubi dell’acqua, smontando il coperchio che copriva la centralina idraulica e scavando all’interno per aumentarne lo spazio. Inoltre, e’ stato rinvenuto uno smartphone di ultima generazione all’interno di una cella, nascosto dietro uno specchietto che, anche se a prima vista potesse sembrare perfettamente incollato al muro, nascondeva, anche questa volta, una nicchia scavata ad arte per contenere alla perfezionamento il costoso dispositivo”, conclude il sindacalista.

“Ogni giorno – commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe – la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane, per adulti e minori, si diffonda uno spaccio sempre piu’ capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. Questo fa comprendere come l’attivita’ di intelligence e di controllo del carcere da parte dei Baschi Azzurri della Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre piu’ sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attivita’ finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti”.

Capece torna a sottolineare le criticita’ detentive connesse all’alto numero di presenze di tossicodipendenti tra di detenuti: “Noi con il metadone non risolviamo il problema, ma dobbiamo portare questi ragazzi nelle comunita’ terapeutiche, anche perche’ ci costano di meno. Un detenuto in carcere costa mediamente 200 euro mentre in una comunita’ terapeutica da 50 a 80 euro. Cosi’ non solo risparmiamo, ma tra quelle persone qualcuno riusciamo a salvarlo e quando ci riusciamo non abbiamo salvato solo i ragazzi ma anche le famiglie, perche’ la tossicodipendenza non e’ un problema legato solo ai ragazzi ma e’ un problema di tutte le famiglie. E allora che senso ha tenerli in carcere? Basterebbe anche replicare l’esperienza del carcere di Rimini, dove, oltre 20 anni fa, fu istituita una piccola sezione, con 16 posti, nella quale accedono quei detenuti che sottoscrivono un programma con l’amministrazione, impegnandosi a studiare, lavorare, non assumere piu’ sostanze alternative come il metadone, e dopo un certo periodo di tempo, 6 mesi, un anno, vanno in comunita’ e vengono tutti recuperati. Risolveremmo in parte anche il problema del sovraffollamento”.

Il segretario generale del Sappe, infine, evidenzia il ruolo centrale della Polizia penitenziaria come parte integrante del sistema sicurezza della Nazione, specie nell’ambito dell’esecuzione penale e penitenziaria per minori: “Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile anche quando si affronta la complessa realta’ del sistema penitenziario, perche’, salvi i casi piu’ gravi, la doverosa esecuzione della pena deve costituire il presupposto per il ritorno alla vita civile del detenuto. Stare vicini alle donne ed agli uomini della Polizia Penitenziaria vuol dire condividere il delicato ruolo istituzionale che a loro affida lo Stato”.