E pensare a quella sliding door. Quel faccia a faccia, come i vecchi libri di romanzo ciclistico. Quelli che riproiettano gli amanti dello sport a qualche decennio fa, ma che sostanzialmente abbiamo vissuto anche oggi. Terza ascesa di giornata, 75 chilometri al traguardo, piena Saint-Romain-de-Lerps. Prosegue come un duello da cavalleria rusticana quella marcia, quella fatica, quel testa a testa. Fin quando il campione, il campionissimo che ne ha di più, stacca il diretto concorrente e vola. Vola verso la meta, vola verso l’ennesimo traguardo.

Dopo essersi preso Kigali, il Ruanda ed il campionato del mondo, quel gigante contemporaneo e già leggenda del ciclismo di Pogacar beffa ancora Evenepoel: niente da fare, il belga deve arrendersi di nuovo, il mostro sloveno si prende anche il Vecchio Continente e si laurea campione d’Europa. Stacca a 70 km dal traguardo e vola in solitaria: nemmeno il rivale, che ambisce a spodestarlo da titoli come questi, può far nulla. Deve arrendersi, esser comunque orgoglioso, ma applaudire. Stagione fenomenale, altra perla ad arricchire la sua carriera.

Un pomeriggio di sport straordinario quello transalpino, l’ennesimo capitolo di una stagione ciclistica senz’altro mozzafiato. Pomeriggio forse amaro, però e se vogliamo, per i colori azzurri. Beffa Tricolore: sfuma il podio all’ultimo respiro, Scaroni chiude quarto, proprio nel finale beffato dal giovane transalpino Seixas, appena 19 anni ma da domenica 5 ottobre già idolo della folla di casa. L’altro italiano che entra in Top 10 è soltanto Garofoli: chiude nono. Delude eccome ancora Vingegaard, costretto