Ha scrutato. S’è guardato attorno. S’è guardato indietro. Ed alla fine ha preso la decisione. Probabilmente la migliore che potesse prendere, per tempistiche, storie e romanzi ciclistici, al momento più opportuno. E’ scoccata l’ora: Elia Viviani è pronto a lasciare il ciclismo professionistico.
Sono stati 16 anni straordinari per quello che, nell’età moderna e contemporanea post mostri come Pirata Pantani o stesso Re Leone Cipollini e prima dell’esplosione di Ganna e Milan, è stato in una delicata fase di transizione senz’altro uno dei migliori. E per risultati conseguiti, sono state tante le volte in cui ha reso orgoglioso il Tricolore.
Cinque tappe del Giro, tre alla Vuelta e persino una del Tour de France, fino a spingersi oltre l’ostacolo nelle varie kermesse olimpiche con tre medaglie a cavallo tra Rio, Tokyo e Parigi (culmine in Brasile 2016 con lo storico oro nell’omnium), Elia Viviani ha detto saggiamente basta.
Il tempo passa inesorabilmente per tutti. Tempo che ha significato difficoltà logistiche e fisiche, che ha conseguito difficoltà a trovar squadra, negli ultimi anni. Ecco perché la ghiotta opportunità e grande stimolo di scegliere i prossimi appuntamenti come gli ultimi della sua carriera. Per quello che significano. Già, per chiudere davanti alla sua gente.
Il prossimo 16 ottobre scenderà per l’ultima volta su strada per il Giro Veneto dove saluterà la sua gente, la sua Verona; a fine mese invece appenderà la bici al chiodo con l’ultimo evento su pista, i suoi Mondiali, quelli stavolta a Santiago del Cile. Dal Veneto alle Ande: grazie Elia, è stata una corsa mozzafiato.

