Il discorso WTA Finals, vero e proprio obiettivo per concludere un’annata per la prima metà straordinaria e per la seconda metà fin qui più ad ombre che luci se escludiamo la serie di infiniti successi record nell’ormai mitico doppio con Sara Errani, non è ancora chiuso. Non è ancora ultimato, non è ancora in cassaforte. Tutt’altro. Perché Jasmine Paolini dopo un buon cammino torna a steccare in semifinale, battuta dalla kazaka e diretta concorrente Rybakina, numero nove al mondo. Una sfida che pesava tanto, perché parliamo matematicamente di un’altra che ambisce a strappare sul fil di sirena proprio un posto alle WTA Finals. Ma intanto c’è Ningbo, ed il WTA 500 in cui Jasmine perde la possibilità di centrare una finale. Esce in semifinale sconfitta 6-3, 6-2, in due set a zero, entrambi approcciati bene ma proprio gli stessi scivolati via nelle parti centrali, grosse, determinanti di gara. Jasmine esce dunque a Ningbo, non ci sarà alcuna finale, torna a casa. Era un match point, oltre che per giocar una finale stessa e sognare di portarsi a casa un trofeo in singolo (ed anche di bel livello, considerando per l’appunto 500) in un momento così particolare che senz’altro sarebbe significato tanto, per lei e per tutto il movimento azzurro. Andreeva a 4.320 punti e Rybakina rispettivamente e momentaneamente a 4.130 per un punteggio che, chiaramente quest’ultimo, potrebbe ulteriormente salire e crescere in caso di successo a Ningbo, adesso spingono: corsa a tre, Paolini ancora favorita ma nessuna certezza, due posti in palio ma adesso non si possono più dormir sonni tranquilli.