VERONA – C’è una storia che vale la pena, anzi va fatto e doverosamente, raccontare. Che non ha probabilmente catturato le copertine mediatiche che meritava. In Italia, nel weekend sportivamente mozzafiato appena trascorso, tra calcio, campionati, Formula Uno e MotoGP. Perché dall’altra parte c’è stata gloria azzurra. Già, nel ciclismo.
La gloria di Elia Viviani. Avevamo già descritto quanto e soprattutto come avesse deciso di appendere la tuta al chiodo e di ritirarsi, sì, ma dopo gli ultimi Mondiali su pista. Quelli in Cile. Non poteva sussistere maniera migliore che chiudere lottando per i massimi traguardi. E la più bella delle favole s’è realizzata: straordinario oro. 2021, 2022, 2025. All’ultimissima apparizione sul Pianeta, da professionista.
Le divinità del ciclismo non potevano designare e disegnare una Last Dance migliore. Il terzo a suggellare un finale di carriera stellare, terzo oro iridato nel ciclismo su pista ad inseguimento: batte tutti uno dopo l’altro e si costruisce il trionfo perfetto, superando alla distanza ad eliminazione anche quel rivale più temibile come il neozelandese Stewart.
E quindi, come nei film a regalar gioielli per i fotografi, l’ultimo giro trionfante, quello degli onori, a mimare una X. Braccia incrociate e bici che va da sola, lui che saluta questo sport e passa ai libri di storia. X, è finita. Ed è finita come i romanzi migliori: sceneggiatura ineguagliabile. Quell’X vola già nella storia, sui libri di storia, riecheggia già nel folklore del ciclismo italiano.
Adesso potrà tornare nella sua Verona. Dove una volta corso l’ultimo Giro del Veneto, aveva già messo in esposizione al Palazzo della Gran Guardia clivense tutto il suo repertorio storico di 30 biciclette che hanno scandito tappe leggendarie della sua carriera. Se le guarderà, le riammirerà e riceverà gli omaggi di quel che è stato. E quel che sarà per sempre. Elia Viviani, il ciclismo ti ringrazia.

