PARIGI – Il grande slam è servito. Qualcosa di impensabile, soltanto una settimana fa. Impensabile per mesi. Nell’anno di Alcaraz, nell’anno del clostebol, Sinner chiude ancora numero al mondo, controsorpassando Carlos e tornando nel ranking ATP a guardar tutti dall’alto verso il basso. Jannik, orgoglio azzurro, è tornato numero uno al mondo.
Tutto vero. Settimana da incorniciare. La scalata all’Everest è servita. Dai sedicesimi alla finalissima, battendo tutti, Sinner s’è preso pure Parigi. Dopo la semifinale in cui ha divorato Zverev, tutta Italia aspettava l’ultimo passettino, più insidioso del previsto considerando il ritorno di Auger-Aliassime nel secondo set vinto all’ultimo respiro.
Fatto sta che alla fine però trionfa sempre lui, macchina Sinner, che centra il quinto titolo nell’anno di Wimbledon, terzo consecutivo, una settimana dopo Vienna e due dopo quel faraonico trionfo del Six Kings Slam.
Adesso è pronto all’ultimissima tappa. Torino, le Finals. Che potrebbero ancora rovesciar tutto, sì, ma resta impressionante come al minimo scivolone di Alcaraz, nell’anno in cui le divinità del tennis non hanno fatto altro che sussurrar spagnolo per tutto l’anno, il glaciale altoatesino con gli occhi addosso non ha sbagliato nulla per tutta la settimana transalpina e, passo dopo passo, s’è costruito un glorioso controsorpasso.


