Ad Orte l’ultimo saluto a Fabrizio Moretti
Cronaca
3 Novembre 2025
Ad Orte l’ultimo saluto a Fabrizio Moretti

ORTE- Si terranno oggi alle 15, nella chiesa Concattedrale di Orte, i funerali di Fabrizio Moretti.

Moretti, che si è spento all’ospedale Santa Maria di Terni dopo una lunga malattia, aveva 77 anni, ed è morto nella tarda serata di sabato.

Figura storica della destra viterbese, è stato a lungo protagonista della vita politica locale, tentando più volte anche l’investitura a sindaco.

Amava profondamente Orte, di cui era un appassionato studioso, ed in molti lo ricordano per le sue strenue battaglie per la comunità locale, a partire da quella contro la chiusura dell’ospedale.

La sua figura la riassume bene il commovente ricordo del figlio, Emanuele

“Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente,o non vale niente lui.”È la frase di Ezra Pound che, fin da bambino, vedevo incorniciata nello studio di papà.Il più delle volte gli aforismi vengono “rubati” e si trasformano in slogan.Gli slogan sono la morte del pensiero, ma per papà, invece, questo aforisma incarnava appieno il suo spirito, la sua persona, la sua lotta, la coerenza delle idee.“Le idee – mi ripeteva – sono quello che ti rappresentano: difendile sempre.”

Ma vi voglio dire chi era Fabrizio Moretti, fratello di Sergio, nato da Gualtiero e Sabina nell’immediato dopoguerra, prima del boom economico.Era un Ortano DOC: “Il posto più bello del mondo, per me, è Orte.”Noi lo prendevamo un po’ in giro, con la solita snobberia di chi, nato in una piccola città di provincia, si vuole elevare, da apolide, in altri contesti.La protezione delle radici, come quella delle idee, era per lui il fondamento della sua esistenza.Senza radici, l’albero non si regge.

L’ho capito tardi, questo suo enorme amore per Orte.Forse perché ero deluso dalle sue esperienze politiche, che lo avevano fortemente amareggiato, ma che non avevano scalfito il suo amore per la terra.La lotta per l’ospedale – per la quale lui e il suo adorato amico Tonino Pierini presero un’ingiusta condanna penale – ne è la prova.“Smettere di essere fascista sarebbe facile,” mi diceva, “ma io lo sarò finché morirò.”Questa sua intransigenza la trovavo ingombrante, e a volte me ne vergognavo.Ho capito, con il tempo, che per lui tradire il suo essere sarebbe stato come non esistere.Quando qualcuno, con connotazione negativa, usava la parola fascista per indicare un violento, razzista o xenofobo, lui la rifiutava con forza.Mio padre era buono, altruista, coraggioso, colto ed aperto al confronto, ma anche allo scontro.“Un ardito,” diceva lui.Amava tantissimo gli animali – tutti – e lo sport.È stato dirigente sportivo del CONI per tanti anni.La sua Juventus, per la quale non saltava neanche una partita…Per la precisione, non andava persino ai matrimoni pur di seguirla.Verace e appassionato della storia di Orte, studiava ogni giorno e pubblicava libri. Scriveva poesie e come i grandi lascia un romanzo incompiuto .

Amava Paola, moglie compagna di sempre: fidanzati fin da ragazzini, diversissimi ma uniti per la vita.Cane e gatto, ma questa era la loro forza polarizzante: si prendevano sempre cura l’uno dell’altra.Da questa unione siamo nati io e mia sorella: i gemelli che tanto voleva e tanto amava.Per noi papà era immortale, quasi un dio romano.Integro e verticale, anche durante la malattia non è mai indietreggiato: sempre in prima linea.Papà, per me sei vivo nei nostri cuori, negli occhi dei tuoi nipoti, Enea e Adele.Sei vivo nei vicoli di Orte, nella nebbia che avvolge il centro storico la mattina, nei tetti delle case, nel vociare che rimbomba nella piazza.

Sei vivo dentro di noi. Per sempre presente.Ciao, Panzer.Questa volta piango, anche se tu ci avresti detto:“Roccia, Leluzzo e Dandina, forza!”Ci provo, papà.Ora è tempo di salire sulla barca che guarda il sole.

Ti vogliamo bene.”