GLASGOW – Delle italiane del giovedì, il quarto dell’anno a segnare la metà esatta della prima parte della stagione europea con la maxi fase campionato per ognuna delle tre competizioni, l’unica che sorride è la Roma. Giallorossi che tornano al successo europeo e lo fanno su campi importanti e prestigiosi, trasferte sempre fascinose come quelle all’Ibrox di Glasgow: battuti 2-0 ai Rangers, coi giallorossi bravi a far la voce grossa sin dalle prime battute ed incanalare una gara che, complici passi falsi più del dovuto in quest’avvio di campagna europea, non potevano proprio sbagliare. Per rinsaldare posizione obiettivo minimo prime 24, ma soprattutto per tornare silenziosamente a mirare le prime 8. Dopo la doppia sconfitta interna d’Europa, Gasp riscatta Milano e torna a vincere anche in campo continentale: Soulé che raccoglie, Pellegrini su sponda Dovbyk, nella bolgia di Glasgow la Roma strappa bottino pieno che stappa il suo percorso europeo. 6 punti su 12, ripartenza.
Soltanto 0-0, e stavolta considerata caratura dell’avversario resterebbe delusion, per il Bologna di Vincenzo Italiano; che ruota tanto, evidentemente troppo, perché cambiando l’ordine degli addendi stavolta cambia pure risultato e col piccolo Brann al Dall’Ara si chiude a reti inviolate. Senza girarci intorno pesa come un macigno l’inferiorità causata dall’ingenuità di una seconda linea come Lykogiannis che rovina la partita rossoblu, espulso già in piena prima frazione. Ma il Bologna è stoico ed i supporters applaudono, ecco perché il condizionale d’apertura di paragrafo diventa d’obbligo: rossoblu che spingono e spingono e meriterebbero la vittoria, ma alla fine lasciano ancora due punti sul campo. A questo punto l’obiettivo diventano i sedicesimi.
In Conference, invece ed infine, la peggiore: notta fonda per la Fiorentina pur con quel Galloppa che avrebbe dovuto stando dichiarazioni riportare entusiasmo in un gruppo che invece, nonostante Pioli silurato, diventa maggior responsabile, pur altresì sconfitto in rimonta 2-1 in Germania dal Mainz. A Paolo Vanoli lo scettro, decisamente bollente, della doverosa svolta.

