Società
8 Novembre 2025
L’isola come un museo: i siti Unesco in Sicilia

Sette i luoghi Patrimonio dell’umanità, dalla Valle dei Templi all’Etna

Dalla Valle dei Templi al fascino dell’Etna, la Sicilia è un museo a cielo aperto. Ne è passata di gente da questa terra: in ordine sparso, ci sono stati fenici, bizantini, Borboni, normanni, arabi, piemontesi, romani, greci.

La loro eredità non è solo riportata nei libri di storia, ma pure nei sette siti Patrimonio dell’umanità Unesco presenti sull’isola, che valgono una visita.

Il percorso archeologico, da Agrigento a Pantalica

Ne ‘La vita errante’, Guy de Maupassant scrive che il colle della Valle dei Templi evoca in chi lo osserva i fantasmi del passato e gli dei dell’Olimpo, con le loro passioni che sembrano più umane che ultraterrene. Ed è davvero così: visitare la Valle dei Templi di Agrigento – dal 1997 Patrimonio Unesco – significa immergersi in un paesaggio sospeso tra mito e storia. Le colonne del Tempio della Concordia e di quello di Giunone si stagliano ancora oggi contro il cielo, rendendo la città della Sicilia meridionale una delle tappe obbligate in qualsiasi viaggio sull’isola.

Ma un degno percorso in chiave archeologica, pur partendo da Agrigento, deve poi proseguire verso Oriente, fino a Siracusa e la vicina Necropoli di Pantalica, quest’ultima meno nota ma Patrimonio Unesco dal 2005. Qui, a dominare la visita è il mistero della preistoria: nel canyon creato dai fiumi Anapo e Calcinara ci sono oltre 5mila tombe a grotticella scavate nelle pareti rocciose, che narrano delle civiltà scomparse tra il XIII e l’VIII secolo a.C.

Siracusa, invece, offre uno dei più straordinari palinsesti storici del Mediterraneo, testimoniando le dominazioni romane, bizantine, barbare, arabe e normanne e il continuo sviluppo della città nei secoli. Pure in questo caso un passaggio è necessario, magari nel periodo tra maggio e luglio, quando nel teatro vengono organizzate le rappresentazioni delle tragedie greche. Un’esperienza da fare almeno una volta nella vita.

La meraviglia arabo-normanna tra Palermo, Monreale e Cefalù

n Sicilia certe opere d’arte narrano anche di leggenda, non solo di storia. Pare che Ruggero II, re di Sicilia, per sfuggire a una tempesta mentre in mare, fece voto di erigere una chiesa nel luogo in cui sarebbe approdato. Giunto a Cefalù, mantenne la promessa: sarebbe nato così il maestoso Duomo, consacrato nel 1267. Un monumento che con le sue torri gemelle domina l’abitato, mentre il Cristo Pantocratore del mosaico absidale accoglie i visitatori di tutto il mondo in una visione mozzafiato.

Può essere questa una prima tappa alla scoperta del dell’itinerario arabo-normanno della Sicilia riconosciuto dall’Unesco nel 2015. Da Cefalù il viaggio prosegue dunque verso Palermo, cuore di questo percorso e luogo dove la mescolanza di culture ha raggiunto il suo apice. Qui, la Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni, con i suoi mosaici scintillanti e il soffitto ligneo muqarnas, rappresenta una delle più alte sintesi artistiche del connubio di maestranze di diversa cultura ed etnia che vivevano nella città al tempo. Ma non si può dimenticare la Zisa con tutti i suoi segreti, la Cattedrale della Santa Vergine Maria Assunta, la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, quelle della Martorana e di San Cataldo, oltre al Ponte dell’Ammiraglio.

A pochi chilometri, sorge infine il Duomo di Monreale, voluto da Guglielmo II il Buono nel XII secolo. Pure in questo caso c’è dietro una leggenda, secondo cui il re si sarebbe addormentato sotto un carrubo mentre era a caccia. La Madonna gli sarebbe dunque comparsa in sogno per avvertirlo della presenza di un tesoro, e lui lo avrebbe trovato davvero. Ma forse è quel trionfo di mosaici dorati all’interno della chiesa di oggi, il vero tesoro di Monreale.

L’arte tra Barocco della Val di Noto e mosaici di Piazza Armerina

Secondo Gesualdo Bufalino in ‘La luce e il lutto’, per andare a Ragusa Ibla “ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia”. E, ancora, dice che “Ibla è città che recita con due voci, talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra, in sordina, come conviene a una terra che indossa il suo barocco col ritegno d’una dama antica”.

In effetti, attraversare le città tardo-barocche del Val di Noto — Ragusa, Modica, Scicli, Noto, Caltagirone, Palazzolo Acreide, Militello Val di Catania e Catania — significa entrare in un mondo dove la pietra si fa teatro. Queste otto città, accomunate dall’essere state ricostruite dopo il terremoto del 1693, sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2002 per la loro straordinaria unità stilistica e l’interpretazione del Barocco europeo in chiave siciliana. Ciò non significa che visitarne una voglia dire averle viste tutte: in ciascuna di esse c’è una peculiarità, un fascino tutto da scoprire.

Lo stesso vale per Piazza Armerina, dove è possibile conoscere un’altra tessera della storia siciliana. Si tratta dei mosaici della Villa Romana del Casale, riconosciuta sito Unesco nel 1997. Chiaramente, qui si torna indietro nella storia rispetto alla Val di Noto, ma si rimane nella logica di un percorso accomunato dalla bellezza. La Villa Romana del Casale è una sontuosa dimora tardo-romana che custodisce oltre 3.500 metri quadrati di mosaici pavimentali perfettamente conservati, un’enciclopedia figurata della vita e del potere nell’impero. Si possono osservare scene di cacce esotiche, giochi atletici e raffinate allegorie in un racconto senza fine che si è straordinariamente mantenuto nel tempo.

L’Etna

Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile, si può paragonare all’Etna e l’Etna non si può paragonare a nulla
(Dominique Vivand Denon, Viaggio in Sicilia, 1788)

La natura come arte, tra Etna ed Eolie

Chi si trova ai piedi dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2013, sa bene quanto la natura possa farsi arte. Le sue eruzioni, spettacolari e imprevedibili, hanno modellato nei millenni un paesaggio di una potenza impressionante. Ci sono i segni delle colate laviche che si riversano verso il mare, i boschi che rinascono sulle antiche ceneri, i paesini che vivono all’ombra del gigante di fuoco e i deliziosi frutti di una terra che si rivela ben più fertile di quanto si possa credere. L’Etna è un laboratorio naturale di energia e trasformazione che racconta la forza vitale della Sicilia e la sua evoluzione, da lui spesso influenzata (basta pensare a come sia cambiata Catania nel corso dei secoli).

Più a nord, nel cuore del Tirreno, l’arcipelago delle Isole Eolie — Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Panarea, Filicudi e Alicudi — offre un’altra meraviglia plasmata dal fuoco e dal mare. Dichiarate Patrimonio dell’umanità nel 2000, le Eolie rappresentano un museo geologico a cielo aperto, dove ogni isola racconta una vicenda diversa: dai crateri di Stromboli e Vulcano ai ricchi ciuffi di capperi. Qui la natura si manifesta con una bellezza selvaggia e mutevole, a tratti inabitata.