Da una parte la rabbia, il dispiacere, la sconfitta. Dall’altra, in ogni modo e pur nella maniera evidentemente meno desiderata, il conseguimento dell’obiettivo più importante: le ATP Finals. Così la domenica di Lorenzo Musetti che, ricevuta la comunicazione bisbigliata da Nole “Tranquillo, a Torino non vado”, bagagli in fretta e furia da Atene per trasferirsi anche lui last minute in Piemonte.

Ricostruendo l’ordine di ultimi giorni tennisticamente tumultuosi, Musetti scavalcato da Auger-Aliassime e nono nel ranking ATP, avrebbe dovuto vincere il 250 proprio d’Atene per controscavalcare in canadese. E’ arrivato fino in fondo, tra grandi giocate e petto in fuori aveva pur messo muso avanti, ma alla fine s’è dovuto arrendere alla rimonta di qualcuno che sfida carta d’identità, infinito Djokovic, mostruoso se consideriamo le sue 38 primavere.

Sfumato il torneo ellenico, ogni speranza Finals sembrava tramontata. A meno che Nole non avesse rinunciato, così come qualcuno sussurrava. E proprio sollevando il trofeo d’Atene, Djokovic ha comunicato la sua rinuncia. Ufficialmente per motivi fisici: un 250 regge, le Finals troppo più dure e prestigiose per rischiar di far figuracce. Sapientemente, s’è messo da parte.

Ed è così che con gli otto migliori al mondo scocca anche il nono, quel Musetti che nella maniera più paradossale possibile, come se godesse di paracadute, atterrò a Torino. Una Torino gremita, in fermento: oggi si parte. Dove per la prima volta l’Italia ne porta due, testimoniando il periodo straordinario che vive il tennis azzurro. Musetti va dall’altra parte del tabellone rispetto a Sinner; va con Alcaraz, nel girone con De Minaur e Fritz; un girone in cui può sognare, subito partenza domani con l’americano alle 14.