Salta la terza panchina in Serie A. E questa ha del clamoroso, perché fino a qualche giorno fa sembrava scenario impraticabile. Senz’altro inverosimile. Soprattutto dopo le gioie Champions e quel colpo a Marsiglia. Ma il rendimento in campionato, i tanti punti persi e buttati sfociati nel doppio desolante ko tra Udinese e Sassuolo hanno rovesciato il vaso nerazzurro. Dea addirittura tredicesima in classifica, parte destra della classifica.
L’Atalanta ha deciso: cambio di rotta. Repentino, deciso, nella notte. Salta ancora, e questo fa assai meno notizia, Ivan Juric. Lui e quel carattere burrascoso, quei rapporti coi pezzoni atalantini mai decollati, svalutazione dei prodotti di una società che ha sempre fatto di plusvalenze e valorizzazione dei propri gioielli il suo pane quotidiano anno dopo anno. E quelle posizioni e latitudini europee che inesorabilmente non fanno altro che allontanarsi. Più che con Lookman, pesa a livello di equilibri quella discussione con Carnesecchi. E così cambio di rotta, dura solo tre mesi l’erede del Gasp, allievo altro che maestro: dopo Roma e Southampton, “Ivan il Terribile” colleziona dunque il terzo esonero in un arco inferiore ai dodici mesi.
Ecco l’opportunità perfetta per Raffaele Palladino, la rampa di lancio definitiva: offerto un contratto biennale all’ex viola, saltato sul carro al momento in cui la possibilità s’è effettivamente presentata. Nelle prossime ore sarà a Zingonia: sosta ancora una volta fatale, Juric svuola l’armadietto e Palladino si insedierà. Fischietto in bocca, da domani nuova era a Bergamo.

