Se la stagione Rossa 2025 non è stata certamente quella sognata nonostante l’avvento di chi avrebbe compiuto il matrimonio del decennio, Lewis Hamilton a Maranello, c’è stata tanta Italia al successo nell’edizione conclusa domenica a Yas Marina che ha visto il successo di Norris e quella rimonta dell’infinito e mostruoso Verstappen s’è chiusa senza coronamento finale che francamente, per trama e film, nell’eroico romanticismo avrebbe più che meritato. La stagione ha decantato una doppia figura azzurra che significa più di qualche rimpianto in chiave Ferrarista. E non soltanto il settimo posto del debuttante baby Antonelli in Mercedes, bensì l’architetto più importante dei successi Papaya. Se Norris ha trionfato è perché guidava un’astronave, la McLaren, costruita da un genio tutto italiano come Andrea Stella. Il genio d’Orvieto. Laureato in ingegneria aerospaziale alla Sapienza di Roma, entra in Ferrari nel 2000. Nel 2009 la prima grande occasione, quando diventa ingegnere di pista di Raikkonen; nel 2010 svolta, ecco Alonso, che segue in ogni passo; nel 2014 quando lo spagnolo lascia direzione McLaren si porta dietro proprio Stella, che chiude l’era rossa per entrar proprio in Papaya. Nascono successi, successi oltremanica. In Inghilterra la seconda svolta che fiocca dopo tanti anni: è il 2022, s’è preso Woking, diventa Team Principal. E da lì astuzia, brillantezza, aggiornamenti, l’occhio lungo, quello del costruttore di vetture più veloci di tutte le altri. Nel 2025, finalmente, i frutti: la McLaren vince il Mondiali Costruttore e quello Piloti. Storia, storia d’Orvieto, storia d’Italia, seppur non Ferrari.

