MILANO – Clamoroso dietrofront. Un dietrofront che arriva per motivi economici, ma senz’altro l’opinione pubblica e la reazione popolare dei sostenitori ha pesato tanto. A livello mediatico. Milan-Como, gara che si sarebbe dovuta disputare in Australia a metà febbraio per concomitanza di cerimonia Milano-Cortina 2026 in programma proprio a San Siro, sembra sempre più distante ora dopo ora e giorno dopo giorno dall’emisfero australe, dalla terra dei canguri, precisamente a Perth.
Quel che traspare è la difficoltà della Lega, che mesi fa lasciava presagire grande ottimismo di spostar contro tutto e tutti la sfida dall’altra parte del Pianeta, di trovare accordi con le federazioni asiatiche e australiane. Che hanno posto condizioni e paletti a cui impossibile sottrarsi: arbitri e direzione delle loro confederazioni, nessun direttore di gara italiano, come dovrebbe normalmente accadere per una gara di Serie A. A meno che la Fifa non intervenga, e non è nemmeno detto che la Lega spinga o forzi, anzi, è già alla ricerca di una data alternativa per far disputare la sfida nel nostro Paese, regolarmente, in questo caso nelle settimane successive all’otto febbraio, giorno in cui è sempre stata stabilita la partita stessa.
Questo in quanto sommossa e contestazione popolare hanno fatto rumore, eccome. Il calcio è dei tifosi, sostengono i sostenitori, specialmente quelli rossoneri. Impossibile per il 99,9% volare a Perth a veder la gara, altro che prender scooter e scendere a San Siro. In un momento così delicato per il calcio italiano, con la Nazionale pronta a giocarsi tutto nell’ennesimo playoff sperando stavolta di riuscire a tornar al Mondiale, meglio non forzar troppo la mano.

