Sono giorni e settimane tranquille nel mondo del tennis. Fine anno, tennisticamente, significa fine stagione. Vacanze e tutto già stabilito, coi campioni del circuito che ricaricano le batterie e pianificano progetti per la nuova stagione. Ma c’è stata una scintilla, dal colpo mediatico, che ha riportato il tennis tra i temi più dominanti delle copertine sportive. Già, proprio in quello che sembrava l’ennesimo mercoledì prenatalizio super tranquillo. La decisione, l’annuncio di Carlos Alcaraz. Che si separa dalla sua spalla, dalla sua copertura, da chi dietro le quinte lo costruiva, lo cresceva. Il suo storico allenatore, Ferrero. Che non è stato, a questo punto anche se fa impallidire occorre utilizzare il passato prossimo, un semplice tecnico. Bensì un fratello maggiore, una figura quasi paterna, senza considerare l’aspetto tecnico. Non è l’allenatore di transizione, quello per perfezionare, quello per raccogliere. E’ colui che ha trasformato un bimbo dalle straordinarie capacità e potenzialità in un fenomeno. Dopo sette anni, in cui quel gioiello sarebbe stato in grado di vincere tutto e completar la scalata a numero uno al mondo, si separano. E la scelta, per quanto trapela, è proprio di Alcaraz. Che vuol cambiare professionalmente rotta. Vuole altro. Evidentemente, s’è sentito più grande. Un colpo di fulmine. Tutto all’oscuro, nessuno dei due protagonisti aveva lasciato presagire uno scenario del genere. E se ci si interroga su quale a questo possa esser la scelta futura di Alcaraz, chi sceglierà come allenatore in grado di preparar i prossimi anni, colpisce quanto espresso da Ferrero sul suo profilo IG, un’ammissione che fa palesemente intendere che sia stata scelta del tennista: “Avrei voluto continuare..”. Inequivocabile.

