di Diego Galli
MONTEFIASCONE – Il Partito Liberaldemocratico è una formazione politica nata da pochi mesi, ma che sta rapidamente strutturandosi sul territorio. Nella Tuscia, il partito ha celebrato il congresso provinciale a dicembre, eleggendo segretario Stefano Trapè, originario di Montefiascone. Con lui abbiamo parlato della nascita del PLD, delle priorità politiche nazionali e delle criticità locali, a partire da sanità e trasporti.
Segretario Trapè, partiamo dall’inizio: che cos’è il Partito Liberaldemocratico e quando nasce?
«Il Partito Liberaldemocratico è un partito a livello nazionale nato a inizio 2025. Il primo congresso nazionale si è tenuto a giugno. Nel Lazio il congresso regionale si è tenuto il 16 novembre e quello provinciale per la Tuscia il 13 dicembre. Nella prima occasione sono stato eletto nel direttivo, nella seconda invece sono stato nominato segretario provinciale.
Da quali esperienze politiche nasce il PLD?
«È un partito di centro, di chiara ispirazione liberale. Nasce dall’unione di tre o quattro componenti politiche: ex Partito Liberale, Orizzonti Liberali, e anche persone che provenivano dall’esperienza del gruppo di Matteo Renzi. Non siamo per entrare in questo governo, ma ci poniamo come alternativa netta al cosiddetto “campo largo”. Il segretario nazionale è il deputato Luigi Marattin, mentre il presidente è l’ex senatore Andrea Marcucci».
Quali sono le prime grandi battaglie politiche che intendete portare avanti?
«La priorità assoluta è l’abbassamento delle tasse, in particolare sul lavoro. Questo obiettivo si raggiunge solo attraverso un serio taglio della spesa pubblica. Noi siamo tra i pochi partiti che hanno il coraggio di dire che non conta quanto si spende – cento miliardi, centocinquanta – ma come si spende. La spesa pubblica in Italia è ormai fuori controllo».
Un tema centrale è anche la sanità. Qual è la vostra posizione?
«Sulla sanità, come su altri settori, assistiamo a una rincorsa a chi promette più soldi. Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: a fronte di una spesa pubblica cresciuta in maniera esponenziale, sono aumentati i poveri e i servizi sanitari sono peggiorati. Serve una vera razionalizzazione della spesa pubblica e serve anche coraggio politico per dirlo».
Altro nodo cruciale: il lavoro e gli stipendi.
«È un problema enorme, soprattutto per i giovani. Dagli anni ’90 gli stipendi in Italia non crescono: una situazione che ci rende il fanalino di coda in Europa e parte del mondo. Non possiamo trascurare il fatto che 680.000 giovani italiani sotto i 35 anni sono emigrati all’estero negli ultimi 13 anni. E’ dato enorme e davvero preoccupante, che dovrebbe farci riflettere seriamente. La nostra proposta è semplice: lo Stato deve farsi da parte, soprattutto nella contrattazione decentrata. Se un imprenditore vuole riconoscere un bonus o un premio al dipendente, su quello non devono esserci tasse. Il governo ha fatto qualcosa, ma è insufficiente. Serve un tetto esentasse molto più alto per ripartire, servono incentivi reali. È una misura che costa poco in termini di spesa pubblica e che si può attuare subito».
Il PLD si dice anche favorevole alle liberalizzazioni.
«Assolutamente sì: energia, taxi, stabilimenti balneari. Le liberalizzazioni sono uno dei pilastri di una visione autenticamente liberale».
E sul piano della politica estera?
«Abbiamo una linea molto chiara: siamo convintamente europeisti, a difesa dei valori occidentali. Siamo contrari all’imperialismo russo e riteniamo che la Russia stia tentando di ricostruire una sorta di nuovo impero sovietico. Per questo sosteniamo con convinzione l’Ucraina».
Scendendo sul piano locale: quali sono le principali criticità della provincia di Viterbo?
«Senza dubbio sanità e trasporti. Il Viterbese è penalizzato, spesso isolato anche rispetto alla Capitale. Io stesso ho fatto il pendolare da studente e ricordo bene i disagi della tratta Viterbo–Roma. Servono più treni diretti, maggiore efficienza e un potenziamento serio delle infrastrutture».
E la sanità locale?
«È una nota dolente. Moltissimi cittadini della provincia di Viterbo si curano in Umbria o in Toscana. Succede persino che per il pronto soccorso si vada a Orvieto invece che a Viterbo. Questo è il frutto di una gestione troppo romanocentrica, fatta di sprechi su sprechi. Noi pensiamo che, gradualmente, le competenze sulla sanità debbano tornare allo Stato: gli sprechi sono enormi e i servizi, paradossalmente, peggiorano».
Tra i prossimi appuntamenti politici, c’è il tema della giustizia.
«Sì, a gennaio partirà la campagna referendaria, in attesa del referendum di primavera, e noi siamo convintamente per il sì. Non per fare un favore al governo, ma perché ci crediamo: è una battaglia liberale. La giustizia va riformata. Abbiamo visto il correntismo nella magistratura, una giustizia spesso usata come arma politica, innocenti arrestati. Non è una giustizia che funziona. A gennaio organizzeremo anche nella nostra provincia iniziative referendarie a sostegno del sì».
A titolo personale, cosa l’ha spinta a rimettersi in gioco politicamente?
«Il mio impegno politico nasce da lontano. Ho avuto una breve esperienza nella Margherita, poi mi sono allontanato perché oggi entrambi gli schieramenti sono sotto scacco dei populismi. A destra c’è la Lega, che liberale non è affatto: spesa pubblica irrazionale, contrarietà al taglio dell’IRPEF fino a 60mila euro, e la continua spinta ad aumentare la spesa pensionistica, che non è sostenibile.».
E a sinistra?
«La situazione è, a mio avviso, ancora peggiore: schiacciata sulle posizioni di Landini e del Movimento 5 Stelle, che per noi rappresenta la peggiore sciagura politica che l’Italia abbia conosciuto negli ultimi anni. Nel Partito Liberaldemocratico mi sento finalmente rappresentato e credo sia un progetto vincente. Anche in questo modo vorrei lasciare a mia figlia un Italia migliore di come l’ho trovata io».
Guardando al futuro, quali sono i prossimi obiettivi sul territorio?
«In occasione delle future elezioni amministrative nella Tuscia, laddove possibile, cercheremo di presentare una nostra lista. Valuteremo anche Montefiascone, compatibilmente con le condizioni politiche. In ogni caso saremo alternativi all’alleanza PD–Movimento 5 Stelle, questo è sicuro».
Avete già avviato interlocuzioni con altri soggetti politici locali?
«No, è ancora prematuro. Siamo appena partiti, stiamo costruendo le strutture regionali e provinciali. È una fase iniziale, ma le basi sono state poste».


