BRUXELLES – Mille trattori hanno invaso Bruxelles il 18 dicembre, in coincidenza con il consiglio europeo, portando nella capitale dell’Unione la voce di quasi diecimila agricoltori provenienti da Belgio, Italia, Spagna, Francia e Germania. Una mobilitazione nata per contestare il prossimo Quadro finanziario pluriennale della Commissione europea, ma che si è rapidamente allargata includendo anche le preoccupazioni legate all’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur.
Al centro della protesta c’è la proposta della Commissione di accorpare in un unico fondo la Politica agricola comune (Pac) insieme alle risorse destinate alla politica di coesione e al Fondo sociale europeo. Una scelta che, secondo gli agricoltori e diversi rappresentanti politici, rischia di ridimensionare drasticamente il sostegno al settore primario.
A chiarire i motivi della manifestazione è Camilla Laureti, eurodeputata del Partito democratico, membro della commissione Agricoltura e vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Democratici. “Le questioni si sono accavallate”, spiega, riferendosi al fatto che alla contestazione sul bilancio europeo si è sommata quella sull’accordo Mercosur. Ma il nodo principale resta il futuro della Pac.
Secondo Laureti, la riforma proposta dalla Commissione comporterebbe una riduzione di circa il 20% delle risorse nella prossima programmazione. “Per l’Italia – sottolinea – significherebbe circa 8 miliardi di euro in meno”. Un taglio che colpirebbe duramente un settore già sotto pressione per l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza internazionale e le transizioni ambientali richieste dall’Unione.
Oltre alla riduzione delle risorse, preoccupa il meccanismo decisionale immaginato dalla Commissione. Con l’accorpamento dei fondi, infatti, sarebbero i singoli Stati membri a decidere quanto destinare all’agricoltura e quanto alle politiche di coesione. “Questo apre due problemi – osserva Laureti – uno politico e uno di merito”. Sul piano sostanziale, il rischio è quello di creare forti disuguaglianze tra Paesi, con governi più inclini a investire nell’agricoltura e altri meno. Sul piano politico, invece, si teme una vera e propria “nazionalizzazione” della Pac, che perderebbe il suo carattere comune. “Si chiama politica agricola comune proprio perché dovrebbe interessare allo stesso modo tutti gli Stati europei”, aggiunge.
La manifestazione è stata anche l’occasione per rilanciare il dibattito sull’accordo con il Mercosur, la cui firma è stata rinviata a gennaio. Un’intesa che, secondo Laureti, ha un peso strategico enorme: “Riguarda oltre 700 milioni di persone ed è particolarmente rilevante in un momento segnato dalla chiusura dei mercati agricoli e dal ritorno dei dazi, come dimostra la politica commerciale di Trump”. Tuttavia, l’eurodeputata riconosce le forti preoccupazioni del mondo agricolo europeo.
Proprio per questo, il Pd e il gruppo dei Socialisti hanno presentato emendamenti mirati a rafforzare le cosiddette clausole di salvaguardia. L’obiettivo è potenziare i sistemi di monitoraggio e di intervento, in collaborazione con gli Stati membri, per reagire rapidamente in caso di squilibri di mercato. “Nel concreto – spiega Laureti – significa maggiore attenzione alla qualità dei prodotti importati”. Tra le modifiche proposte, anche la riduzione dal 10% al 5% della soglia che fa scattare le indagini necessarie ad attivare misure di salvaguardia provvisorie.
Restano infine sul tavolo le questioni ambientali, legate al rispetto degli impegni dell’accordo di Parigi sul clima, considerate fondamentali per evitare una concorrenza sleale a danno degli agricoltori europei e per garantire standard produttivi coerenti con le politiche verdi dell’Unione.
La protesta dei trattori a Bruxelles, insomma, non è solo un segnale di disagio, ma un avvertimento politico chiaro: il futuro dell’agricoltura europea e della Pac è una partita centrale, che non può essere giocata solo sul terreno dei tagli di bilancio e degli equilibri commerciali.

