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    Amministrazione
    16 Dicembre 2020
    Oggi l’assemblea dei soci. Come sostenuto da Grasso, il Sindaco non ha scelta, a meno di non far saltare l’azienda e di esporsi al rischio di una bancarotta
    Csp, Tedesco con le spalle al muro
    L’unica strada è quella di fissare subito la data per conferire beni e soldi come deliberato dal Consiglio comunale

    CIVITAVECCHIA – Per Csp è il giorno della verità. Oggi l’assemblea dei soci, convocata dal presidente del cda Antonio Carbone, dovrà decidere il futuro della società.

    Il sindaco Ernesto Tedesco si presenta a rappresentare il socio unico Comune di Civitavecchia con le spalle al muro. In sostanza, come anche nei giorni scorsi ha fatto notare, atti alla mano, l’ex assessore alle Partecipate Massimiliano Grasso, unico vero artefice del salvataggio dell’azienda che oggi sarebbe messo in discussione dall’inerzia di Tedesco, il Sindaco non ha scelta: deve procedere con il ripianamento delle perdite e con il conferimento dei beni e dei 500mila euro, così come scritto nella delibera approvata in consiglio comunale. E non c’è emendamento Perello che tenga, né c’entra il fatto se sia arrivata o meno la pre-delibera bancaria tirata in ballo dallo stesso emendamento, ma completamente avulsa dalla possibilità e della volontà di ricapitalizzare l’azienda, già votata dal Consiglio Comunale. Ogni altra decisione di Tedesco, sarebbe un boomerang per il Sindaco stesso (che andrebbe contro anche l’indirizzo espresso dal Consiglio Comunale, che è quello appunto di ricapitalizzare, come scritto nel punto 5 ella delibera 78) e l’amministrazione e determinerebbe senza ombra di dubbio l’inevitabile azione degli amministratori di Csp che potrebbero solo che prendere atto della mancanza di continuità aziendale e della presenza di una chiara ed inequivocabile causa di scioglimento della società.

    Insomma, qualora oggi Tedesco prendesse altro tempo in assemblea, a Carbone non rimarrebbe che portare i libri in Tribunale. E per Csp si aprirebbero le porte del fallimento e dello scioglimento: non più solo un enorme danno erariale, ma con ogni probabilità anche materia non solo per la Corte dei Conti ma anche e soprattutto per la Procura della Repubblica. Come del resto è anche recentemente capitato in altri casi simili, dove si è arrivati a sentenze dei tribunali che sul fallimento di società
    in house hanno riconosciuto anche la responsabilità penale del Sindaco del Comune socio, nell’ambito della fattispecie della cosiddetta bancarotta impropria prevista per le società in house.

    Peraltro, rileggendo gli atti del consiglio comunale, è interessante come Grasso dichiarò da subito la sua contrarietà all’emendamento Perello, richiamando anche il parere del dirigente del controllo analogo sullo stesso emendamento: un parere in cui il dirigente esprimeva esplicitamente le proprie riserve sul fatto che il Consiglio di Stato abbia più volte precisato che la condizione sospensiva di un atto amministrativo non deve rendere incerti gli effetti del provvedimento, né distorcerli in modo incompatibile alla finalità per la quale il potere (in questo caso di ricapitalizzare o meno Csp, ndr) è stato attribuito all’amministrazione. Inoltre, il dirigente metteva in guardia dal prevedibile allungamento dei tempi e dai rischi, in assenza della continuità aziendale, e ritardando la ricapitalizzazione, che si aprisse una procedura concorsuale come quella di fallimento.

    Dunque, l’unica strada battibile per Tedesco oggi appare quella di fissare subito dopo le feste l’assemblea con il notaio per conferire bene e soldi per la ricapitalizzazione di Csp, seguendo alla lettera la delibera Grasso e quanto sempre sostenuto dall’ex vice-sindaco.

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