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    Amministrazione
    26 Febbraio 2021
    Intervista all'ex vice sindaco e assessore alle Partecipate
    Csp, Grasso: ”Così si bruciano soldi e si affossa l’azienda”
    "A cosa è servito l'emendamento Perello? Il finanziamento non è arrivato, il Comune ha perso un milione di valore e ne ha comunque messi 3 nell’azienda, lasciandola ancora in rosso"

    CIVITAVECCHIA – “Procedere solo con una parte del conferimento indicato puntualmente nella delibera 78 rischia di produrre una serie di eventi negativi a catena per la Csp e per la stessa Amministrazione Comunale”. Lo dichiara l’ex vice sindaco e assessore alle Partecipate Massimiliano Grasso, all’indomani dell’assemblea dei soci che ha parzialmente ricapitalizzato l’azienda, limitandosi a coprire le perdite del 2019.

    “Intanto – prosegue Grasso – c’è da dire che l’indirizzo del Consiglio Comunale, espresso puntualmente al punto 5 della delibera 78, è stato al momento disatteso. La massima assise cittadina ha deciso per la completa ricapitalizzazione dell’azienda, individuando i beni e l’importo da conferire. Invece, l’amministrazione si è limitata ad apportare gli autobus e i minicompattatori, oltre ai 500.000 euro, peraltro avendo già bruciato oltre un milione di euro per l’inerzia dei mesi scorsi. Gli autobus erano già stati periziati un anno fa, quando avviammo il lungo percorso che portò poi a luglio a redigere la delibera, che poi è stata approvata solo fino a ottobre ed attuata parzialmente dopo altri 4 mesi. Tutto tempo trascorso inutilmente che ha portato alla necessità di una nuova perizia per gli autobus e ha fatto svalutare anche i minicompattatori, anche essi acquistati ad inizio 2020 al prezzo di 1.950.000: oggi da 3,8 milioni si è passati a 2 milioni e mezzo, il tempo passato invano ha depauperato il patrimonio di 1,3 milioni. E in più, tutta questa smania di rinviare il ripianamento delle perdite del 2020, dopo aver dovuto prendere atto della necessità di coprire comunque il 2019, come fin dall’inizio sempre sostenuto dal sottoscritto, ha finito per lasciare Csp e lo stesso Tedesco in mezzo al guado”.

    “L’improvvido emendamento Perello (sul quale non a caso prima del voto in Consiglio ho ritenuto necessario rilasciare una dichiarazione di contrarietà dal mio punto di vista di relatore ed estensore della delibera, rifacendomi peraltro alle riserve, condivisibili e sostanziali, espresse dal dirigente dei servizi finanziari e del controllo analogo su quell’emendamento, poi ritenuto ammissibile dal Segretario generale) doveva – a sentire lui – tutelare i consiglieri comunali dal rischio di possibili danni erariali legati all’eventualità del fallimento di Csp nel caso in cui non fosse arrivato il finanziamento bancario, che peraltro come ho cercato di spiegare in tutte le lingue, era previsto nel piano di ristrutturazione ma era del tutto avulso dal ripianamento delle perdite”.

    “Allora – dice ancora Massimiliano Grasso – mi pare evidente che quanto accaduto si colleghi anche alle scelte successive del sindaco e dei “registi” di quel che resta della maggioranza. E tutto è partito da una precisa volontà proprio su Csp, che il sottoscritto era ormai riuscito a salvare, con il sostegno di FdI e La Svolta. Che valore aveva quell’emendamento? O era un ostacolo messo apposta, oppure se veramente fosse stato a “tutela di tutti” oggi Tedesco sarebbe dovuto tornare in Consiglio per chiedere lo scioglimento della società. Invece, avendo le idee confuse, ha fatto una mossa ibrida di cui potrebbe finire per pagare le conseguenze”.

    “Oggi – spiega infatti Grasso – rispetto a ottobre, il finanziamento bancario non è arrivato, essendo ancora la società “non finanziabile” per i suo valori di bilancio, il Comune ha comunque conferito 3 milioni di euro e la Csp – non essendo stata completata la ricapitalizzazione con i 3 immobili, dal valore stimato secondo lo stato del patrimonio del Comune in circa 900.000 euro – continua ad avere un patrimonio netto negativo, che ancora non le consentirà di essere finanziata a livello bancario, e soprattutto continua a bruciare cassa perdendo mensilmente ancora decine di migliaia di euro, in quanto le tariffe non sono ancora state riviste dal Comune, come previsto dalla delibera, i nuovi contratti non sono partiti come previsto, consentendo all’azienda di sopperire alla retrocessione del verde. Se ci aggiungiamo il prolungarsi dell’emergenza Covid e dello stop alle crociere, che finora ha azzerato anche i proventi del tpl legati alla nuova linea porto-stazione, è evidente come siano necessari interventi immediati e correttivi che invece, dopo mesi, ancora non si vedono. Il piano di ristrutturazione aziendale è da rivedere e tra poche settimane la società dovrà approvare il bilancio 2020 e la prima trimestrale 2021: il patrimonio restante da conferire, che oggi avrebbe consentito di recuperare per l’azienda la concreta possibilità di essere finanziata dal sistema bancario, diventerà del tutto insufficiente. Il rinvio della copertura della perdita dello scorso anno sarà possibile, certo, ma non farà altro che aprire la strada a scenari non certo rosei, di stabilizzazione o di rilancio per Csp, anzi”.

    “Quanto ad altre suggestive ipotesi – dice ancora l’ex vice sindaco – che ho letto e sentito in questi giorni, circa la possibilità di attivare il fondo salva aziende storiche previsto dal decreto rilancio, con l’intervento di Invitalia, che poi significherebbe l’ingresso temporaneo dello Stato nel capitale sociale. Peccato che il Mise abbia già specificato che si tratta di un fondo per le imprese strategiche per il Paese e che comunque l’intervento nel capitale di rischio dovrà essere accompagnato da un apporto di investitori privati per almeno il 30%. Non sembra proprio la fotografia di Csp”.

    “Credo che senza inerpicarsi su sentieri che non fanno certo per la società inhouse locale, Csp sarebbe stato molto più semplice portare a termine gli indirizzi del Consiglio Comunale, oppure politicamente più corretto ammettere che con l’estromissione di Fratelli d’Italia e La Svolta è cambiata la linea della maggioranza sul futuro dell’azienda, tornare in Consiglio Comunale, revocare la delibera 78, ammesso che ci fossero i numeri per farlo, e mettere in liquidazione la società. Per poi procedere come è stato fatto con il verde e come, mi pare, si inizi a fare anche con i cimiteri. E non solo. Che fine ha fatto ad esempio il piano di revisione della raccolta differenziata, con la sperimentazione delle ecostazioni che sarebbe dovuta partire a luglio, consentendo di ridurre i costi del porta a porta e riorganizzare il personale all’interno dell’azienda?”

    “La politica del gambero – conclude Grasso -, con un passo avanti e due indietro, rischia solo di fare danni. A Csp, alla città che pagherà il conto e in definitiva agli stessi amministratori che in caso di default dell’azienda saranno chiamati a rispondere della loro “strategia d’impresa creativa”.